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GIORNALISTI. PRECARI:
ORDINE PUNTA SU
'CARTA di FIRENZE”
CHE PREVEDE
PAGHE DIGNITOSE.

Gli iscritti all'Ordine con ruoli di coordinamento nelle testate non potranno utilizzare colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati o far finta di non vedere che un giornalista pensionato sia di nuovo impiegato come autonomo per fare il lavoro che faceva prima. In caso di violazione di queste regole, una volta che la Carta sarà approvata dal Consiglio nazionale dell'Ordine, scatterà l'avvio di un procedimento disciplinare

di Stefano Fabbri-ANSA


Firenze, 8 ottobre 2011.  C'è chi, trentenne, viene pagato con cinquanta centesimi ad articolo e chi a 50 anni suonati è precipitato in un precariato che pensava di aver superato e ora appare senza ritorno: ora dalla loro parte avranno uno strumento di tutela in più. La “Carta di Firenze”, limata e messa a punto nella due giorni fiorentina “Giornalisti e giornalismi” promossa dall'Ordine nazionale dei giornalisti e alla quale hanno partecipato centinaia di giornalisti precari da tutta Italia, prevede che la loro dignità sia garantita attraverso una «equa retribuzione». Ma soprattutto che gli iscritti all'Ordine con ruoli di coordinamento nelle testate non possano utilizzare colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati o far finta di non vedere che un giornalista pensionato sia di nuovo impiegato come autonomo per fare il lavoro che faceva prima. In caso di violazione di queste regole, una volta che la Carta sarà approvata dal Consiglio nazionale dell'Ordine, scatterà l'avvio di un procedimento disciplinare. «Non si tratta però di uno strumento punitivo per i capi - spiega Enzo Iacopino, presidente nazionale dell'Ordine - ma di uno strumento che tutelerà anche loro: non potranno più essere uno strumento nelle mani di editori senza scrupoli». La Carta è nata dal gruppo di lavoro sul precariato del Consiglio nazionale dell'Ordine, guidato da Fabrizio Morviducci: «Non è la panacea di tutti i mali del precariato, ma - spiega - ha il pregio di nascere da colleghi che vivono direttamente questa condizione professionale. Alle aperture della Fieg su questo terreno ora però seguano atti concreti: gli editori sottoscrivano la Carta». Stamani Carlo Malinconico, presidente della Fieg, ha partecipato ad un dibattito nell'ambito del convegno. Un confronto a tratti anche aspro, come quando un precario di Napoli ha chiesto sanzioni per gli editori che pagano compensi equivalenti al costo di un biglietto dell'autobus. Malinconico ha apprezzato l'intento di un altro strumento che si profila a tutela dei non contrattualizzati: la proposta di legge, il cui primo firmatario Enzo Carra ipotizza l'approvazione entro l'inizio del prossimo anno, che prevede «equità retributiva per tutti gli iscritti all'albo »in corrispondenza« con il contratto nazionale di lavoro. Un punto, questo, sul quale la Fieg vede però molto da chiarire: “bene il compenso proporzionato su qualità e quantità del lavoro, ma non si possono adottare criteri troppo generici” equiparando automaticamente il lavoro autonomo a quello subordinato», ha detto aggiungendo che «differenziare non significa tollerare abusi, che vanno condannati in ogni campo». Al dibattito, coordinato da Giancarlo Ghirra, segretario dell'Ordine nazionale, ha partecipato anche il segretario generale della Fnsi Franco Siddi lanciando la proposta di destinare un'aliquota di imposta sulla pubblicità in Tv ai giornali virtuosi che usino queste risorse per sviluppare l'occupazione. Da Firenze i precari hanno così ripreso il treno dopo essere stati adottati da diverse famiglie fiorentine che li hanno ospitati: da domani si ricomincia a due euro al pezzo, ma con qualche speranza in più.


 





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