Caso Feltri/Boffo La Procura generale contesta l’Ordine di Milano: “Troppo severa la sanzione della sospensione per la durata di 6 mesi”. Franco Abruzzo: “Vittorio Feltri ha rettificato la notizia inesatta. Non poteva essere processato. Così dice la legge professionale”.
da “Il Tempo del 29 giugno 2010
La sospensione di sei mesi inflitta a Vittorio Feltri per il caso Boffo è troppo severa. La «bacchettata» al Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia — che lo aveva sanzionato — arriva dal Procuratore Generale presso la corte di appello del capoluogo lombardo, al quale Feltri si è appellato. Un parere nel quale il giudice fa capire come la «pena» sia spropositata rispetto a tutta la vicenda. Anche perché il numero uno de Il Giornale aveva poi chiesto scusa a Dino Boffo per averlo accusato, ingiustamente, di essere implicato in vicende omosessuali. Il 28 agosto dell’anno scorso Feltri aveva attaccato duramente il direttore di Avvenire con un editoriale nel quale sosteneva che non aveva le carte in regola per dare lezioni di morale a Silvio Berlusconi. Il tutto si riferiva al tormentone estivo sulle feste private del premier a Palazzo Grazioli. Il direttore del quotidiano della Cei, secondo Feltri, aveva infatti patteggiato una denuncia per molestie nei confronti di una donna, minacciata perché lasciasse libero il marito con il quale aveva una relazione omosessuale. Qualche mese dopo, a dicembre, Vittorio Feltri aveva però chiesto scusa a Dino Boffo (che nel frattempo aveva lasciato la direzione di Avvenire) con un altro editoriale: «Dal fascicolo non risulta implicato in vicende omosessuali, tanto meno si parla di omosessuale attenzionato. Questa è la verità. Oggi Boffo sarebbe ancora al vertice di Avvenire». «Personalmente — proseguiva Feltri — non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziario che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme, un secondo documento che riassumeva le motivazioni della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali». Un comportamento che, per il Procuratore Generale di Milano Maria Antonietta Pezza, può servire come attenuante. «Ritenuto che la sanzione applicata appare particolarmente afflittiva e può essere mitigata in considerazione della condotta riparatoria comunque tenuta (pubblicazione della rettifica)» il giudice chiede infatti «che il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti voglia confermare la dichiarazione di responsabilità disciplinare mitigando la sanzione». Insomma, se Vittorio Feltri ha sbagliato i sei mesi di sospensione sono sicuramente eccessivi. Ora il parere del Procuratore Generale sarà esaminato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti che dovrà nuovamente decidere se confermare la sanzione oppure diminuirla. Ma certo il parere di un Pg può pesare molto su tutta la vicenda. Anche perché la sospensione, arrivata proprio a ridosso delle ultime elezioni regionali, a marzo, aveva sollevato non poche proteste. E in molti avevano sospettato che si trattasse di una sanzione «politica». «Ancora una volta abbiamo la prova che nel nostro Paese esistono due pesi e due misure — aveva attaccato il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi — Ieri sera Santoro ha messo in onda tre ore di puro odio attaccando senza mezzi termini il Presidente del Consiglio, oggi apprendiamo che l’Ordine dei giornalisti ha deciso di sospendere il direttore del Giornale Vittorio Feltri». Sulla stessa linea il ministro della Difesa Ignazio La Russa: «Ho grande stima per Feltri, non commento ma mi sembra che si usino due pesi e due misure». (Il Tempo del 29/6/2010 - Paolo Zappitelli p.zappitelli-it)
Franco Abruzzo: “Quando il giornalista
rettifica e ripara gli eventuali errori non può
essere messo sotto accusa dall’Ordine”.
di Franco Abruzzo
Milano, 29 giugno 2010. Il secondo comma dell’articolo 2 della legge professionale 69/1963 dice testualmente: “Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori”. E’ esattamente quello che è successo e che è descritto nell’articolo de “Il Tempo”. Non si tratta di mitigare la sentenza dell’Ordine di Milano. Il Consiglio nazionale deve prendere atto dei fatti e statuire che l’azione disciplinare non poteva essere avviata. Quella decisione è nulla alla radice. La rettifica fatta da Feltri è una riparazione pubblica dell’errore commesso: la confessione è una ammissione di responsabilità. Questa è la sanzione morale che pesa sul direttore de “Il Giornale”. Che per un giornalista equivale a un giudizio pesante di condanna. Bisogna anche comprendere che il Consiglio regionale dell’Ordine non è un giudice penale e che non infligge condanne al carcere, ma dà giudizi morali sulla condotta degli iscritti all’Albo. In questo caso, invece, è la legge che indica la strada da seguire per arrivare allo stesso risultato.
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