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Lettera a Franco Abruzzo.
GIANNI DE FELICE replica
alla mail diramata
da Autonomia&Solidarietà:
“Una minoranza che non è
minoranza non spiega come
controlla il Consiglio nazionale
dell’Ordine dei giornalisti”.
IN CODA la circolare della
componente di sinistra della Fnsi

Caro Franco Abruzzo, a rigor di norma una comunicazione circolare che racconti le beghe interne di un pubblico organo disciplinare di seconda istanza potrebbe far arricciare il naso a un giurista come te, ma io sono più sempliciotto e ti confesso che apprezzo molto l'iniziativa dei colleghi di "Autonomia & Solidarietà"  (“Nuova Informazione” in Lombardia, ndr) di far sapere ai giornalisti italiani, in nome della trasparenza, cosa combina un "tribunale" che schiera 149 giudici e costa un bel po' di milioni l'anno.


La apprezzerei tuttavia ancor di più, se fosse più alla portata della grande platea del nostro giornalismo: se fosse, cioè, più esplicita. Per esempio se, quando dice "noi siamo la minoranza, apparteniamo a diversi orientamenti sindacali e ci riconosciamo tutti nella Fnsi", fosse più esplicita chiarendo: siamo la componente di sinistra del sindacato. E se spiegasse che nel Cnog essa è compattata dagli schieramenti di appartenenza alla Rai e alle redazioni del gruppo Repubblica, oltre che a La 7 e al Corriere della Sera.


Non sarebbe male, se spiegasse anche la genesi di un singolare arcano elettorale. Quello di una minoranza - "su 149 consiglieri, rappresentiamo poco più di un terzo" - che, mancata l'elezione del presidente, riesce poi ad eleggere il suo vicepresidente, il suo segretario, il suo tesoriere e 4 membri (su 9) nel comitato esecutivo. Riesce a compattare una robusta rappresentanza nella delicata commissione Ricorsi, oltre alla delegata del comitato Esecutivo. E nella commissione Giuridica riesce ad eleggere 4 membri su 7.


Il piglio di questa minoranza onnipotente è del resto rivelato dalla dichiarazione: "Il programma? Ridare autorevolezza e dignità all'Odg". Badate; non "contribuire a ridare", come direbbe una minoranza che collabori in un istituto collettivo, ma "ridare" tout court: in proprio. Forse del tutto trascurabile apparendo ad Autonomia & Solidarietà la presenza di un presidente e di quei due terzi di maggioranza a ridotta capacità elettiva. Una maggioranza definita "sfaldata e litigiosa", forse anche perché attraversata dagli affollati manipoli dei pubblicisti lombardi, laziali, campani e piemontesi.


Un po' reticente mi sembra anche l'informativa sul caso Brachino. Non vi si ricorda che il magistrato preso di mira era un "protagonista" del momento, per aver sentenziato un indennizzo-record di 750 milioni di euro. Non si dice che il malcapitato Brachino è stato non semplicemente interrogato, ma martellato con una serie di aspre requisitorie. Alcune delle quali così aggressive da esporre il Consiglio a una possibile ricusazione per pre-giudizio. E' presumibile che proprio per risparmiarsi un simile trattamento Feltri abbia deciso di promuoversi a "direttore editoriale", rendendo così inefficace la sospensione di sei mesi inflittagli dall'Ordine della Lombardia, anche se venisse confermata dal Cnog.


Poiché mi piace molto l'operazione trasparenza che Autonomia & Solidarietà ha intrapreso con la sua mail circolare, caro Franco, ho voluto dare una mano anch'io passando la spugnetta su quelle zone lasciate, per distrazione, un po' appannate. La visione è ora più nitida, ma non per questo più rassicurante. Il giornalismo italiano vive un brutto momento a tutti i livelli. E anche il Cnog, ahimé, lo conferma. Un caro saluto


Gianni de Felice


data, 7 ottobre 2010


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Testo in   http://www.nuovainformazione.it/


FELTRI, BRACHINO E ALTRE AVVENTURE


Cronache dal meraviglioso mondo dell’Ordine nazionale: elezioni, ricorsi, commissioni, battaglie, successi e delusioni. In conto e per conto dei colleghi giornalisti che li hanno eletti e spediti a Roma a rappresentarli nell’Ordine nazionale, i consiglieri di Autonomia e Solidarietà, fra i quali quindi ci sono anche gli agguerriti rappresentanti di Nuova Informazione, si fanno cronisti. Decisi a raccontare con una newsletter quel che accade in Consiglio nazionale e in esecutivo, ma anche nei corridoi prima e dopo… Titolo: Liberiamo l’Informazione. Sottotestata: I giornalisti italiani per la qualità e la riforma dell’Ordine. Questo è il primo  numero del “foglio aperiodico sull’attività del CNOG – numero 1, Settembre 2010″. L’alfa privativo non è un refuso. Buona lettura


CHI SIAMO, PER QUALE PROGRAMMA LAVORIAMO


Spiace dirlo, ma non è bello prendersi in giro: come ovunque anche all’interno dell’Ordine nazionale dei giornalisti ci sono una maggioranza e una minoranza. Noi siamo la minoranza, apparteniamo a diversi orientamenti sindacali e ci riconosciamo tutti nella Fnsi. Numericamente, su 149 consiglieri rappresentiamo poco più di un terzo. Abbiamo proposto Presidente dell’Ordine Giorgio Balzoni, giornalista parlamentare del TG1, ma come è noto è passato Enzo Iacopino, sostenuto da una maggioranza che dà l’impressione di essere sfaldata e litigiosa. In compenso sono espressione di questa minoranza il segretario Giancarlo Ghirra, il tesoriere Nicola Marini e sui 9 componenti del Comitato esecutivo 4 sono stati candidati da noi.


Il programma? Ridare autorevolezza e dignità all’Odg, innanzitutto attraverso lʼapprovazione di una riforma seria che fra l’altro riconsideri l’accesso e pensi ai precari. Difendere l’autonomia della professione, la libertà di stampa, la deontologia. E riconquistare la fiducia dei colleghi e il rispetto di tutti i cittadini e del mondo della politica.


IL GRUPPO DI COORDINAMENTO


Ida Baldi, Giorgio Balzoni, Gegia Celotti, Beppe Errani, Giancarlo Ghirra, Nicola Marini, Gianfranco Sansalone, Paolo Tomassone, Alberto Vitucci


 


22-24 settembre: un Consiglio teso e produttivo


La terza seduta del nuovo Cnog (insediamento a giugno con elezione della presidenza, del segretario e del tesoriere; nomina del comitato esecutivo, dei revisori dei conti e della commissione ricorsi in luglio) prevedeva, oltre alla ratifica dell’attività dell’Esecutivo, l’esame di 16 ricorsi con audizione di colleghi e di altri 13 senza audizione, tra cui 7 richieste di sospensive per provvedimenti disciplinari impartiti da vari Ordini regionali.


Altro argomento, la nomina delle commissioni Giuridica, Cultura e Amministrativa. Una seduta impegnativa e tesa, che ha visto spesso il Consiglio spaccato e una Presidenza incapace di contenere le contraddizioni aperte in seno alla maggioranza. Nonostante questo, e grazie all’intenso lavoro dei colleghi che si riconoscono nei valori di “Liberiamo l’Informazione” (che hanno spesso trovato consensi anche all’interno della stessa maggioranza) molti risultati positivi sono stati raggiunti.


 


Sette ore per Brachino


Indubbiamente i momenti di maggiore tensione sono stati toccati durante la discussione dei ricorsi di Claudio Brachino e Vittorio Feltri. Il primo, direttore di Mattino 5 (Mediaset) il 15 ottobre dello scorso anno aveva mandato in onda il servizio firmato da Annalisa Spinoso rimasto purtroppo famoso per gli attacchi al giudice milanese Raimondo Mesiano.


Dopo aver condannato la Fininvest a risarcire La Cir di De Benedetti per la vicenda del Lodo Mondadori, Mesiano si era trovato al centro dell’attenzione mediatica, e nel servizio – subito condiviso e commentato in studio da Brachino e dal condirettore del Giornale, Sallusti – veniva definito “stravagante” e indicato come poco normale perchè indossava calzini turchesi. Per questo gli Ordini di appartenenza hanno sospeso per 2 mesi sia la Spinoso (Sicilia) che Brachino (Lombardia). Quest’ultimo ha fatto ricorso in secondo grado e il Cnog si è trovato a scegliere tra due alternative: confermare la sospensione o ridurre la sanzione a una più lieve “censura”.


Al caso sono state dedicate sette ore (tra lettura degli atti, audizione del collega, discussione e votazione a scrutinio segreto) perché molti hanno voluto farne una questione politica: come se la deontologia fosse di destra o di sinistra. Alla fine sono stati confermati a maggioranza i 2 mesi. Proviamo a immaginare il caso contrario: il Cnog avrebbe legittimato la gogna mediatica da parte di chiunque.


 


Feltri lascia la direzione


Fra i casi più complessi le istanze di sospensiva avanzate da Vittorio Feltri delle sospensioni inflittegli dall’Ordine lombardo per i casi Boffo (6 mesi) e Farina, l’agente Betulla che nonostante la radiazione continua a fare l’editorialista quotidianamente sul Giornale (2 mesi). Grazie a una “adeguata” gestione dei lavori da parte del Presidente, la discussione della vicenda è stata rinviata alla prossima riunione per mancanza di tempo (nonostante il nostro gruppo abbia chiesto e ottenuto che i lavori del Cnog proseguissero ad oltranza, e in effetti sono stasi sospesi quasi alle 22), ma si entrerà direttamente nel merito. La stessa sera del 23 si è saputo che Feltri per prudenza, ha lasciato la direzione responsabile diventando direttore editoriale. E ora lui stesso mette in dubbio anche questa poltrona.


 


Basta viaggi in Cina


E con la Cina abbiamo finalmente finito. Su pressioni e chiara richiesta del nostro gruppo, il Presidente Iacopino ha esplicitamente affermato che il viaggio a Pechino appena concluso, nel quadro di un accordo internazionale che ha visto diversi scambi di “delegazioni” fra i due Paesi, è da considerarsi l’ultimo. Per quanto ci riguarda deve finire tutta l’attività “turistica” del Cnog, che negli ultimi anni si è sviluppata attraverso gruppi di studio dedicati ai temi più bizzarri. Ma di questo parleremo al momento di formare i nuovi Gruppi, sui quali avanzeremo le nostre proposte.


 


 “Giuridica”: siamo primi


Al momento del voto i candidati del nostro gruppo hanno ricevuto più consensi di quelli della maggioranza e in Commissione Giuridica possiamo contare su 4 consiglieri (Pierpaolo Bollani, Beppe Errani, Marco Politi e Gianfranco Ricci) mentre 3 sono della maggioranza (Berard, Baiguini e Cimino). Situazione inversa nelle commissioni Cultura e Amministrativa: in entrambe siamo in minoranza. Nella prima (7 Nonostante l’oggettiva situazione di minoranza, membri) siamo riusciti a far eleggere Gegia Celotti e Andrea Vianello; nella seconda (5) soltanto Pierluigi Boroni.


 


 


 


 


 





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