Per i giornali, la radio e la tivù il problema non si è mai posto (o quasi). Che tu sia un giornalista locale o nazionale, l’importante è che tu conosca l’italiano. In Rete le cose sono molto diverse perché in Internet è possibile entrare in contatto con chiunque: in Italia, in Europa, nel mondo. Naturalmente non è necessario che un cyber giornalista, un web content manager, un web writer o un blogger sia poliglotta. Quello che è importante è sapere che in Rete ci sono servizi e persone disposte a tradurre news e contenuti. Con Eleonora Pantò, http://www.puntopanto.it, parliamo proprio di questo. Lei fa parte di Globalvoice, http://it.globalvoicesonline.org/, la più importante rete internazionale di blogger che informano, traducono e sostengono i citizen media e i blog di ogni parte del mondo. Ecco che cosa ha da dirci.
Sembrerà strano ma pur se con Internet è possibile entrare in contatto con chiunque nel mondo, secondo Ethan Zuckermann viviamo una condizione di "cosmopolitismo immaginario". Anche in Rete infatti, tendiamo a frequentare una ristretta cerchia di persone che la pensano come noi e condividono le nostre stesse passioni, così come leggiamo notizie su giornali che sono in linea con le nostre opinioni: questo ci colloca in una rete di uniformità, che ci fa percepire la realtà come dall'interno di una "bolla".
In questo senso anche i socialmedia possono essere ghettizzanti: su Facebook questo fenomeno è molto più forte, per le sue peculiarità, mentre ad esempio Twitter rende più immediato e semplice il passaggio da una "bolla" ad un'altra.
Zuckermann in questo video (http://www.ted.com/talks/lang/ita/ethan_zuckerman.html) disponibile con sottotitoli in 16 lingue tra cui l'italiano, spiega anche perché il mondo dell'informazione globalizzata non rispecchia l'effettiva demografia mondiale, come dimostrano molte ricerche: la stessa Wikipedia offre un maggior numero di articoli sul "nord" del mondo, e il 95% dei lettori delle 10 principali testate online del mondo segue notizie di carattere nazionale.
Eppure mai come ora siamo consapevoli che i problemi vanno affrontati in modo globale: se pensiamo a Pomigliano, è evidente che, ad esempio, servirebbe una politica sull'occupazione coordinata a livello europeo. Per questo è sempre più importante avere la possibilità di accedere a tante fonti diverse, ma come superare l'ostacolo della lingua? Ad esempio, oggi, la lingua più diffusa su Internet è il cinese eppure percepiamo Internet come anglofona. In Italia fra le testate principali, solo il Corriere della Sera offre una sintesi dei suoi articoli anche in inglese.
Nonostante i progressi dei traduttori automatici, in molti casi i risultati non sono ancora accettabili, per questo servono gli esseri umani, organizzati attraverso quello che oggi viene chiamato "crowdsourcing", ovvero il lavoro esternalizzato alla folla.
Il progetto Global Voices Online (www.globalvoicesonline.org), di cui Zuckermann è uno dei fondatori, cerca di dare un contributo a superare questo problema: una rete di blogger volontari in tutto il mondo seleziona post da tutto il mondo sottorappresentato dai media mainstream, escludendo quindi l'Europa occidentale e l'America settentrionale e li traduce in inglese. In seconda battuta questi post sono ritradotti in 18 lingue, tra cui il macedone, il malgascio e lo swahili.
La redazione italiana di Global Voices (it.globalvoicesonline.org) a un paio d'anni dall'avvio, ha appena lanciato il nuovo progetto Voci Globali (http://vociglobali.it) che ha fra le finalità quelle di avviare corsi e altre iniziative di formazione per promuovere l'uso dei nuovi media, oltre che organizzare eventi pubblici per stimolare l'incontro e fra culture diverse: chi volesse dare una mano è ovviamente il benvenuto.
in: http://www.awcm.it/2010/09/29/eleonora-panto-in-rete-se-non-traduci-comunichi-solo-a-meta/