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Stampa

Mondadori e Rusconi/Hachette:
i “segreti” dei CdR sugli esuberi
e sugli accordi sullo stato di crisi.
Domanda di carattere generale:
è corretto che i redattori paghino
le assunzioni sbagliate di
direttori-cazzoni e manager-minchioni?

Milano, 11 maggio 2010. Malessere profondo in due grandi aziende milanesi. In Mondadori i redattori chiedono al Cdr di conoscere il numero dei pensionati e dei prepensionati (dovevano essere nel massimo 82, ma pare che siano di più, mentre alcuni redattori restano in cassa integrazione speciale senza un reale bisogno). Il CdR tace. In Rusconi/Hachette – dove il CdR si è dimesso – i redattori  chiedono di conoscere il testo dell’accordo che  ha dato il via libera  allo stato di cisi. Il Cdr tace. Perché?


“Il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali si impegna – si legge nel protocollo firmato il 5 maggio 2009 a Palazzo Chigi da Fnsi, Fieg e Ministero -    a valutare l’adozione dei provvedimenti necessari per rendere le procedure amministrative volte alla concessione degli ammortizzatori sociali più rispondenti alle peculiari esigenze delle aziende editoriali e dei giornalisti dipendenti che in esse operano. Tali provvedimenti chiariranno, in particolare, che:


• ai fini della sussistenza dello “stato di crisi”, ai sensi della legge 5 agosto 1981, n. 416 e successive integrazioni e modificazioni, la stessa non sia rilevabile unicamente dai bilanci aziendali, ma anche da riscontrabili indicatori oggettivi, presenti e prospettici esterni, che abbiano incidenza su una critica situazione dell’impresa e possano pregiudicarne il buon andamento operativo e che tali indicatori in particolare dovrebbero registrare un andamento involutivo tale da rendere necessari interventi per il ripristino dei corretti equilibri economico-finanziari e gestionali;


• il principio secondo cui gli investimenti di carattere produttivo-finanziario e gestionale ai fini della ristrutturazione/riorganizzazione per le aziende del settore, debbano essere valutati in relazione e coerentemente allo stato di crisi anche prospettica in cui versa l’azienda nel contesto del settore stesso”.


E’ consentito, quindi, conoscere in base a quali criteri sia stato dichiarato lo stato di crisi alla Mondadori e alla Rusconi/Hachette? Quali sono i “riscontrabili indicatori oggettivi, presenti e prospettici esterni, che abbiano avuto incidenza sulla critica situazione delle due imprese”?


Domanda di carattere generale (che non riguarda Mondadori e Hachette/Rusconi): nel contesto delle trattative tra sindacato ed editori come vengono valutati gli errori delle aziende, quando assumono direttori-cazzoni e manager-minchioni, che hanno mandato alla malora i conti delle aziende medesime? E’ giusto che i redattori paghino questi errori?


 





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