Giovedì 26 novembre 2009 alle ore 11, si terra a Roma presso la Sala delle Bandiere del Parlamento Europeo il convegno “informazione discount: senza tutele verità a rischio. Una soluzione Europea per i freelance?” Saranno presenti il deputato europeo Graham Watson, il direttore della European Federation of Journalists Renate Schroeder, il direttore del Centro studi sul Parlamento della LUISS Andrea Manzella e il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti. L’incontro sarà moderato dalla giornalista Barbara Schiavulli ed è organizzato dall’USGF , Unione Sindacale dei Giornalisti Freelance http://www.usgf.it/, sindacato nato il 19 giugno scorso e che si rivolge a tutti i giornalisti freelance, liberi professionisti e lavoratori autonomi che collaborano con quotidiani, periodici, radio, televisioni, on –line e uffici stampa.
Ma chi è il giornalista freelance ? Mi sono iniziato a pormi questa domanda quando due anni fa ho fatto il mio ingresso nel mondo “incontaminato” dei blogger . Come blogger ho conosciuto virtualmente molti giovani giornalisti freelance, e per la verità alcuni anche fisicamente. La prima impressione che ho avuto è stata sinceramente la seguente: “sembrano come dei ranocchi che saltellano in continuazione e non stanno mai fermi, ne quando prendono un cappuccino al bar e scommetto tanto meno quando dormono”. E credo che questa mia iniziale e ingenua immagine del giornalista ranocchio freelance sia particolarmente azzeccata. Il giornalista freelance si guadagna da vivere proponendo, scrivendo e vendendo i propri articoli a diverse testate. E una persona che quasi mai viene assunta dall’editore e tanto meno fa parte dell’organico di una azienda. E guadagna in base a quanti pezzi riesce a piazzare. Ora qualcuno di voi, mi dirà: “marco, non vedo nulla di male è una professione frenetica e richiede una forte resistenza allo stress!”.
In realtà, la professione del giornalista freelance in Italia presenta molti aspetti problematici. E l’aspetto problematico principale, lo sottolinea bene la giornalista freelance Simona Fossati che dice: “…il 50% dei media del nostro paese, televisioni, quotidiani, periodici e testate online, sono realizzati da giornalisti senza contratto, senza tutele e quasi sempre sottopagati. Un mercato editoriale simile, dove i giornalisti non hanno garanzie professionali di alcun tipo, può dare ai cittadini un’informazione autorevole e di qualità?”.
Ma quello dei freelance, deve essere un vero e proprio mondo sommerso di fantasmi, dove termini come garanzie e tutele sono sovversive solo a pronunciarle. E sono convinto che una buona parte dei compensi circolano in nero. E il compenso probabilmente non è nemmeno il frutto di una contrattazione tra le parti, ma deciso più delle volte univocamente da una parte sola. Ad esempio, credo che l’immagine, per certi versi, romantica e nostalgica del giovane Spiderman fotografo freelance (fotografo, ma la situazione non credo cambi per chi fa uso dell'inchiostro) che contratta con il suo capo dobbiamo scacciarla come un moscerino fastidioso dalla nostra testa. Ma da giovane blogger sovversivo con il cattivo vizio di farmi sempre domande, mi chiedo inoltre: “Che cosa succede quando una giornalista freelance si ammala o rimane incinta? Oppure, nel corso di un servizio ad alto rischio rimane ferita? Perché i giornalisti freelance non sono dei fantasmi, ma delle persone in carne e d’ossa”.
E ritornando all’inizio di questo mio post, spero che dal convegno del 26 novembre possono uscire delle indicazioni concrete soprattutto per i giovani giornalisti freelance. Un momento in cui si smette di saltellare come ranocchi solitari, ma ci si incontra e confronta per cercare di trasformarsi in principi e principesse azzurre con uno sguardo attento all’Europa.
Testo in: http://generazionep.blog.lastampa.it/generazione_p/2009/11/giornalisti-freelance-un-mondo-sommerso-senza-tutele-di-marco-patruno.html
data, 18 novembre 2009
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Lettera di Daniela Binello: “Freelance pagati in nero? Realtà che non esiste. Anche i piccoli editori pretendono una regolare fattura”.
Caro Franco Abruzzo, ho letto con interesse nella tua più recente Newsletter il post del blogger Marco Patruno che annunciava il prox convegno dei giornalisti freelance a Roma (il prox 26 novembre), ma sono balzata sulla sedia quando sono arrivata al punto in cui lui dice di essere convinto che la maggior parte dei nostri introiti sia in NERO! Io sono una giornalista professionista free lance e collaboro da una ventina d'anni con testate grandi e piccole, da Radio 24-Il Sole 24 Ore a RaiNews24, fino a riviste cartacee che non vanno nemmeno in edicola, tanto per intenderci, per quanto sono di piccola entità, e vorrei assicurare a Marco Patruno che non esiste – credo al mondo! - un editore che tirerebbe fuori dalle tasche nemmeno 20euro se non a fronte di una regolare fattura.
Io ho la partita Iva, naturalmente, e questa è la condizione essenziale che mi viene chiesta quando inizio una nuova collaborazione. Ci sono anche colleghi free lance che non hanno aperto la partita Iva (cosa che comporta un sacco di obblighi fiscali) e nel loro caso viene emessa una Nota con la sola ritenuta d'acconto (cioè, il 20 per cento delle tasse viene loro trattenuto alla fonte). Mi piacerebbe che il Marco Patruno considerasse la realtà e rettificasse questo passaggio del suo testo, a meno che lui abbia degli esempi concreti di cui è venuto in possesso da citare per renderci edotti di una realtà che io, in base alla mia ormai significativa esperienza come giornalista free lance, escludo possa esistere. Un caro saluto a te,
Daniela Binello
(Roma, 19/1172009)
[blusole.db@gmail.com]