Caro Abruzzo. Presidente. Leggo le controversie tra i dirigenti e le polemiche in questi giorni, che germogliano e stanno sotto questo annoso problema del contratto, mai e ancora non firmato. E colgo questa turbolenza, tra ventagli di ipotesi, una più terrificante dell’altra. I licenziamenti, gli aumenti Casagit, l’indurimento nel braccio di ferro, del polso degli editori, questo muoversi di primedonne. E nello stesso tempo, scrivo, no? Scrivo i miei pezzi, di corrispondente locale di un grande quotidiano. Guadagno 10 euro, se scrivo più di 40 righe; 7 al di sotto delle 40. Soldi lordi intendiamoci: 2,5 per una foto digitale. E penso, non posso fare a meno di farlo, 20 anni interamente dedicati a questo lavoro, professionista, 45 anni. Penso a chi c’è nelle redazioni in cui lavoro, gli indeterminati, come contratto, e nella capacità di mantenere viva questa professione, senza generalizzazioni. Ma come si fa a stare seduti su una poltroncina, e ordinare pezzi, che sai che saranno pagati, lordi, cifre simili. Ma, mentre tutto slittava, in questi 10 anni, l’Ordine, non quello regionale, quello quando c’eri tu funzionava, ma per il resto, dov’era? Adesso ci si stupisce se gli editori vogliono fare il sacco... Ma se lo faranno, se lo potranno fare, è perché sanno, sono stati abituati a sapere, che questa professione, da un punto di vista etico, è andata. Perché se io vado a prendere il funerale di una giovane, caduta da un monte, pianta da 3000 persone, da una mezza città, e prendo 10 euro, se sono pazzo, e sono pazzo, ci metto la testa, il cuore, e lo faccio. Ma la soglia di scrittura, di attenzione ai dettagli, che tiene questo lavoro, ancora nel lavoro, e non nel campo delle manfrine e delle chiacchiere, potrebbe slittare, magari, solo per fame, per vista appannata. E farei, anzi, scriverei una cosa ridicola, o non credibile. E così quando vado a parlare con un sindacalista, di una azienda che licenzia, o con un disoccupato, con un medico, che cerca di gestire una criticità in un ospedale, o scrivo di un incidente, di un ragazzo morto contro un guard rail, poi ne esco, e ne devo parlare. E la stabilità dell’opinione che del mio giornale avranno i lettori, passa anche da quello che scrivo.
Così, sul mio giornale, così nel mondo che ci guarda, che guarda noi, giornalisti.
Allora, la domanda mi sorge spontanea. Il contratto? Le garanzie mutualistiche, la previdenza. Ma prima, la tutela del lavoro. Perché chi ha la poltroncina, chi è capo, deve anche pensare a chi il giornale lo scrive. A chi sta sulla strada, e non solo al computer, e lima i pezzi. E io credo che nei maggiori quotidiani nazionali, questa cosa sia stata dimenticata. So di testate regionali, di grandi province, dove da due anni non si fa una riunione con i corrispondenti. Di settimanali dove i pezzi di sport li pagano di meno: normale no? E mi domando se l’Ordine queste cose le sappia. Perché non si vive alle spalle degli altri, o sulle loro disgrazie, e si iniziano a dire dei no. Chi è più garantito, lotta per chi ha di meno, chi ha garanzia, cerca di estenderla. Si creano dei tariffari reali, mica quelli che vengono interpretati da ogni editore in maniera personale, e sempre al ribasso.
Invece vedo tanti colleghi intervenire su tanti fronti di una professione che sta per non esistere più. Credimi, credetemi, se vorrai pubblicare questa mia. Se un mio pezzo, anche pubblicato sulle pagine nazionali del quotidiano per cui lavoro, vale 10 euro, è inutile andare a vedere cosa c’è sulla piattaforma; verrà il nuovo contratto (?!) saranno 15?; non credo, ma nel caso, sono sempre cifre che giustificano chi non prende più sul serio questa professione. E se poi gli editori ci prendono per il naso...
Vagli a dare torto. Ciao Francesco
Danilo Rocca
danilo.rocca2@virgilio.it
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Risposta: “I 10 euro per un servizio di 40 righe, i giornalisti della periferia se lo sognano”.
aldisilvestre@libero.it"
To info@francoabruzzo.it
Subject R: Le news di www.francoabruzzo.it (Contratto e Casagit in testa)
Date 02/12/2008 12:17
Vorrei ricordare a Danilo Rocca che, i 10 euro per un servizio di 40 righe, i giornalisti della periferia se lo sognano. Il Carlino, il Corriere Adriatico, a mala pena, nelle Marche, aramente corrispondono 10 euro. Aggiungo, inoltre, che l?Ordine è a conoscenza delaa situazione drammatica in cui versano i collaboratori delle testate menzionate. Non credo che spetti all'Ordine intervenire, bensì al sindacato,soprattuttto in occaione del rinnovo contrattuale, se ci sarà, rappresenterebbe un dovere per la Fnsi affinchè lo sfruttamento dei giornalisti pubblicisti, non vaa avanti con oboli che denigrano la categoria. Nel Gruppo di lavoro Pubblicisti, di cui faccio parte, stiamo lavorando affinchè finisca lo sfruttamento. Aggiungo e concludo he in Abruzzo, ci sono giornali locali come la Cittàdi Teramo ed altri inseriti nel fantomatico panino che non pagano un centesimo.
Aleandro Di Silvestre