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MILANO. Processo Sopaf, Andrea Pezzi si difende: "Misi a disposizione la casa per avere un finanziamento".


MILANO 23 gennaio 2017. - "Misi a disposizione la mia casa per avere un finanziamento da Sopaf". Andrea Pezzi, l'ex volto di Mtv Italia, poi imprenditore e noto al gossip come fidanzato dell'attrice Cristiana Capotondi, testimonia al processo sul crac della holding Sopaf e racconta del suo progetto 'Ovo' mirato a realizzare una sorta di video enciclopedia online. Un investimento iniziato nel 2006 che, secondo l'accusa, avrebbe contribuito alla dissipazione del patrimonio della Sopaf e che nell'indagine è stato contestato ai fratelli Ruggero e Giorgio Magnoni e al figlio di quest'ultimo Luca (che ha già patteggiato la pena). Si tratta di operazioni di finanziamento a favore della Ovo Italia srl e della sua controllata Ovo srl per un ammontare complessivo di oltre 5 milioni di euro, che secondo la procura sarebbero stati erogati senza qualsivoglia giustificazione economica e "funzionali solo a generare illeciti arricchimenti a favore di terzi". Ovo srl, che era controllata da Fininvest al 47% e al 53% dall'allora conduttore televisivo, venne messa in liquidazione nel 2009. "A quel punto - spiega Pezzi, teste della difesa Magnoni - tento di avere finanziamenti da Fininvest e Sky e inizio a rompere le scatole a Sopaf a cui comunico di essere disponibile a offrirgli la mia casa in garanzia in cambio di un aiuto. Gli dico 'prendetevi la mia casa e gli asset, cosi' siete più copertì. Più di così non potevo fare. Sono poi riuscito a ripartire e ho fatto quello che volevo fare nel 2006. Sopaf ci mise due milioni e sei-settecentomila euro, oggi l'azienda cresce e ha sedi anche a Londra e a San Paolo". Al pm Gaetano Ruta che gli ha chiesto precisazioni sulla casa, Pezzi ha risposto: "Luca Magnoni mi portò da un notaio e stipulammo un preliminare in cui sostanzialmente mettevo a garanzia l'abitazione. Il preliminare sarebbe stato perfezionato in una vendita se io non fossi riuscito a trovare un investitore e a rilanciare l'azienda, cosa che invece ho fatto. Nel processo che vede tra gli imputati anche l'ex presidente dell'Inpgi (la cassa di previdenza dei giornalisti) Andrea Camporese, accusato di corruzione e truffa, oggi è stato sentito come testimone anche Roberto Mazzotta, ex presidente di Bpm e per un certo periodo ai vertici della finanziaria. Mazzotta ha spiegato la vicenda che riguarda il crac di Banca network investimenti s.p.a. (bni), allora controllata da Sopaf e, tra l'altro, ha affermato che da parte del cda "si curavano due cose" principalmente: "che i verbali fossero veritieri" e redatti "come si deve" e che le comunicazioni agli organismi di vigilanza fossero fatte "con scrupolo". Il 9 maggio 2014 i Magnoni vennero arrestati assieme ad altre tre persone per associazione a delinquere, frode fiscale, corruzione e altri reati. (ANSA).





 





 






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