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Carcere per diffamazione. Allarme Italia sulla Piattaforma del Consiglio d'Europa. Preoccupa Strasburgo il progetto di legge italiano che aumenta le pene allo scopo di proteggere la classe politica, la magistratura e la pubblica amministrazione.

OSSIGENO, 30 Maggio 2016 - Sulla Piattaforma per la protezione del Giornalismo e la sicurezza dei giornalisti del Consiglio d’Europa, le organizzazioni EFJ (European Federation of Journalists), AEJ (association of European Journalists), IPI (Internationa Press Institut) e Index on Censorship hanno lanciato l’allarme contro il disegno di  legge in esame al Senato italiano che propone tre anni in più di  carcere per i colpevoli di diffamazione. Le organizzazioni firmatarie ritengono che questo il disegno di legge  abbia “effetti raggelanti sulla libertà dei media”. La Piattaforma è uno spazio pubblico creato “per facilitare la compilazione, l’elaborazione e la diffusione di informazioni sulla più gravi preoccupazioni per la libertà e la sicurezza dei giornalisti e dei media, garantiti dall’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo negli Stati membri del Consiglio d’Europa” . Quando viene pubblicata una nuova segnalazione, il Consiglio d’Europa chiede spiegazioni alle autorità del paese interessato, in questo caso l’Italia.  Di seguito il testo integrale dell’appello. “Una commissione del Senato italiano ha votato all’unanimità il 3 maggio 2016, un progetto di modifica del codice penale che aumenterà le sanzioni penali per coloro che sono accusati di diffamazione contro membri della classe politica, la magistratura e la pubblica amministrazione. Il disegno di legge sarà presto presentato al Senato per l’adozione. In particolare, il testo prevede l’aumento del massimo della pena da 6 a 9 anni di carcere, se la diffamazione riguarda un politico, un giudice o un dipendente pubblico”. “L’iniziativa legislativa è stata denunciata dall’Ordine dei Giornalisti Italiani, dalla Federazione Italiana dei Giornalisti organizzazioni e dalla ONG Ossigeno per l’Informazione, ricordando che un altro disegno di legge, introdotto nel 2012 ha proposto la cancellazione delle pene detentive per la diffamazione. Nel 2013, la Rappresentante OSCE per la libertà dei media, Dunja Mijatović, ha indirizzato una lettera al Ministro degli Esteri italiano Emma Bonino, per ricordare la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, la quale ritiene che le pene detentive per diffamazione siano una sanzione sproporzionata e una minaccia alla democrazia”. “Le organizzazioni che fanno questa segnalazione riaffermano con fermezza il principio,  stabilito da sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che coloro che detengono alte cariche pubbliche non dovrebbero beneficiare di protezioni supplementari per legge, ma invece dovrebbero essere disposti ad accettare un livello più alto di critica rispetto ad altri”. La Piattaforma fornisce, come informazioni aggiuntive, i seguenti link alle dichiarazioni pubblicate da Ordine dei Giornalisti, Fnsi, Ossigeno per l’Informazione:


Press release by NGO Ossigeno per l’Informazione


Press release of the College of Journalists (in Italian)


News on FNSI website (in Italian)


Draft bill voted by the Italian Senate Committee (website of Italian Senate)


EFJ/IFJ statement (in French)


.ASP - Per informazioni segreteria@ossigenoinformazione.it


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ROMA, 30 - Sulla Piattaforma per la protezione del Giornalismo e la sicurezza dei giornalisti del Consiglio d’Europa, le organizzazioni EFJ (European Federation of Journalists), AEJ (association of European Journalists), IPI (International Press Institut) e Index on Censorship hanno lanciato l’allarme contro il disegno di legge in esame al Senato italiano che propone tre anni in più di carcere per i colpevoli di diffamazione. Le organizzazioni firmatarie ritengono - informa una nota - che questo il disegno di legge abbia «effetti raggelanti sulla libertà dei media».  La Piattaforma è uno spazio pubblico creato «per facilitare la compilazione, l’elaborazione e la diffusione di informazioni sulla più gravi preoccupazioni per la libertà e la sicurezza dei giornalisti e dei media, garantiti dall’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo negli Stati membri del Consiglio d’Europa». Quando viene pubblicata una nuova segnalazione, il Consiglio d’Europa chiede spiegazioni alle autorità del paese interessato, in questo caso l’Italia. «Le organizzazioni che fanno questa segnalazione - si legge nell’appello - riaffermano con fermezza il principio, stabilito da sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, che coloro che detengono alte cariche pubbliche non dovrebbero beneficiare di protezioni supplementari per legge, ma invece dovrebbero essere disposti ad accettare un livello più alto di critica rispetto ad altri». (ANSA).


 


 


 


 


 


 





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