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BOTTA E RISPOSTA FNSI/ORDINE. Il segretario della Fnsi trova “adeguato" e "convincente” il numero di 18 membri per il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Replica durissima del presidente Enzo Iacopino: "Un grande disegno, poco sindacale, ispirato ad un obiettivo: impadronirsi dell’Ordine e della gestione della sua cassa. E’ una manovra che non riuscirà. Non ha titoli – nella funzione – per occuparsi dell’Ordine – solo con l’obiettivo di rendere inutile anche questo organismo - chi ha portato il sindacato a farsi sgabello della Fieg; chi ha concorso non solo con i silenzi (il segretario della Fnsi siede nel Cda dell’Inpgi) a mettere in pericolo la stessa sopravvivenza dell’Istituto; chi ha privato tanti colleghi di diritti reali con effetto retroattivo (la ex fissa); chi ha votato il taglio delle attuali pensioni, tragico preavviso di conseguenze nefaste anche per quanti oggi sono in attività; chi disegna strategie che porteranno alla morte della nostra previdenza autonoma. Morale: è ora di occuparsi del sindacato. Di questo. O di un altro".


Roma/Milano, 20 novembre 2015. Pubblichiamo la nota che il presidente del Cnog, Enzo Iacopino, ha trasmesso a Franco Abruzzo con riferimento alla cronaca dell'audizione parlamentare di Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, sulla riforma dell'editoria e dello stesso Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=19181).


Caro Franco, non dedico grande attenzione alla segreteria della Fnsi e alle esternazioni  dei clan di ogni livello. Tranne ad una, la Clan, la commissione lavoro autonomo, mortificata in passato facendole ingurgitare posizioni che non rispondevano ai bisogni di freelance e non garantiti in genere, in base ad una logica mercantile della tutela dei diritti: quelli degli ultimi, quelli di quanti speravano nella legge sull’equo compenso, immolati il 19 giugno 2014 come agnello sacrificale per avere dalla Fieg l’elemosina di un contratto che non tutela neanche i “garantiti”.


Non le dedico grande attenzione non già perché non senta il bisogno di sindacato. Eccome, se lo avverto! Mi accusano (a ragione) di fare, con l’Ordine, sindacato. L’ultima volta è accaduto il 13 ultimo scorso, in occasione di un confronto con il governo. E’ stato un lapsus freudiano del rappresentante dell’Aeranti, Fabrizio Berrini.


Non riesco a provare interesse alcuno per chi uccide le speranze di migliaia di giovani di tante età, accodandosi alla richiesta della Fieg di rinviare a febbraio 2016 ogni discussione sull’equo compenso, dopo che il Tar del Lazio ha buttato nel bidone dell’immondizia – su ricorso dell’Odg – la delibera che Fieg,Fnsi, Inpgi e governo avevano approvato il 19 giugno 2014. Rinviarla a dopo l’udienza del Consiglio di Stato, fissata in febbraio, con una sentenza che non sarebbe depositata prima di maggio-giugno 2016.


Calcoli fatti a tavolino, fidando che in giugno – con le nuove elezioni – la presidenza dell’Odg non sia di Enzo Iacopino, ma di qualcuno pronto ad obbedir tacendo ai diktat di questo o quell’organismo terzo. Gliel’ho detto (ti mando anche il file audio della riunione, fornitomi dalla presidenza del Consiglio, https://drive.google.com/open?id=0B6TovXgYUI_3V2FnNWRfLTRKQjg): non c’è bisogno di essere il presidente dell’Ordine per portarli davanti ad un magistrato.


Non riesco a sentire rappresentante del sindacato chi approva un contratto che toglie diritti, ad esempio la ex indennità fissa a chi l’ha maturata, quasi come retribuzione differita. E chi si spinge a costituirsi in giudizio contro i colleghi che rivendicano quel diritto.


Non riesco a sentire rappresentante del sindacato chi cerca di promuovere una guerra generazionale, trasmettendo messaggi scorretti ai più giovani, facendo loro credere che ridurre certe pensioni garantisca futuro.


Non riesco a sentire sindacato chi si spinge – come è stato fatto con te – ad auspicare neanche troppo implicitamente la morte di un collega, cercando di accreditare, guitti di infimo ordine, come satira quella che è una volgarità.


Non riesco a sentire come rappresentante sindacale chi tace o perfino approva quanto sta accadendo all’Inpgi, in tutte le sue pieghe: dagli affari della rinomata ditta Magnoni-Sopaf – nell’ambito della quale c’è una richiesta di rinvio a giudizio per il presidente Inpgi, Andrea Camporese, per il reato di truffa ai danni dell’Istituto (!) e di cotrruzione, richiesta di rinvio ribadisco – alle ipotesi legate al taglio delle pensioni.


Ma questa volta non posso tacere.


Il temerario segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso, approfitta di una audizione parlamentare sulla riforma dell’editoria (http://webtv.camera.it/evento/8645) – nella quale una manina ha inserito una maldestra “riforma” dell’Odg – per affermare che trova “adeguato” il numero di 18 membri per il Consiglio nazionale dell’Ordine.


Non è un’idea completamente nuova. Il suo predecessore, Franco Siddi, ne aveva ipotizzati sei (o nove), ma in una performance non istituzionale. Poi, Siddi, intelligente, chiarì che di boutade si trattava.


Lorusso, invece, tutto preso nelle sue strategie, trova “convincente” la proposta e si chiede che cosa ci facciano tra gli iscritti all’Odg coloro i quali non hanno una posizione (Inpgi) attiva (la performance è tra i minuti 12,19 e 14,26).


Ma va oltre. Non solo dà i numeri, falsi (“se si votasse con l’attuale normativa il Cnog andrebbe dagli attuali 156 consiglieri a ben oltre 160”: non è vero!), ma si preoccupa di chiedere che venga evitato che si voti con le attuali norme, esercitando non si capisce come la delega. Nel 2015, l’analfabetismo non è una colpa. E’ un reato.


L’Odg è il solo Ordine che si deve occupare degli esami di abilitazione. Al pari degli altri, ha dovuto creare un Consiglio di disciplina di 12 membri. Con i 6 consiglieri rimanenti, secondo il segretario della Fnsi, l’Odg dovrebbe farsi carico dell’obbligo della formazione e dei doveri legati alle competenze amministrative: iscrizioni, cancellazioni, negazioni di diritti reclamati in sede di appello da chi se li vede negati in base a chimiche non sempre decrittabili. E vigilare su quella “robina” che sembra sconosciuta al Lorusso, che è la garanzia del rispetto dei principi deontologici.


Un grande disegno, poco sindacale, ispirato ad un obiettivo: impadronirsi dell’Ordine e della gestione della sua cassa. E’ una manovra che non riuscirà.


Non ha titoli – nella funzione – per occuparsi dell’Ordine –  solo con l’obiettivo di rendere inutile anche questo organismo - chi ha portato il sindacato a farsi sgabello della Fieg; chi ha concorso non solo con i silenzi (il segretario della Fnsi siede nel Cda dell’Inpgi) a mettere in pericolo la stessa sopravvivenza dell’Istituto; chi ha privato tanti colleghi di diritti reali con effetto retroattivo (la ex fissa); chi ha votato il taglio delle attuali pensioni, tragico preavviso di conseguenze nefaste anche per quanti oggi sono in attività; chi disegna strategie che porteranno alla morte della nostra previdenza autonoma.


Potrebbe dedicare qualche energia, invece, per occuparsi del sindacato. Domandandosi, ad esempio, perché tra il 2013 e il 2014 gli iscritti, dichiarati, siano diminuiti da 21.923 e 20.483, nonostante il lodevole impegno di qualche associazione regionale di stampa che occupandosi dei colleghi, e non delle strategie da avanspettacolo, hanno visto aumentare le loro adesioni.


La Fnsi è una associazione privata. L’Odg è un ente di diritto pubblico. Qualcuno potrà ben spiegare a Lorusso che l’Odg, fin da prima che diventasse un obbligo, ha pubblicato i suoi conti. Lo fa. Da anni. Da quando venni eletto segretario dell’Ordine.


La Fnsi no. Nulla, o quasi si sa del suo bilancio. Nulla o quasi delle molte missioni estere fatte, a vario titolo, dai dirigenti. Si favoleggia dei rapporti con la Cina dell’Odg. Sono stati interrotti. Per mia determinazione, appena ho avuto il titolo per chiederlo (e imporlo, con qualche maldipancia anche di qualcuno tra quanti denunciano quelle “gite” – che tali non sempre erano - ma o erano andati a Pechino o chiedevano di essere inseriti nella delegazione).


I bilanci dell’Odg sono pubblici. I conti dei vertici dell’Odg anche. Da anni. Nulla si sa, ufficialmente, della Fnsi. Non ci sono viaggi in giro per il mondo: Mosca, Sudamerica, Bruxelles, Istanbul con i motivi più disparati (perfino validi).Perché non viene reso tutto pubblico? Non c’è obbligo, ma c’è un divieto? La trasparenza la chiediamo sistematicamente. Agli altri.


La proposta per il segretario della Fnsi è “convincente”; il numero di 18 consiglieri “adeguato”. L’Ordine ha chiesto una riforma complessiva. E’ depositata. E’ stata illustrata con l’aggiunta anche di una alternativa (sul sito www.odg.it c’è la mia audizione presso la stessa commissione, nella quale sono stato ben attento a non sovrappormi ai compiti sindacali. E’ un problema di stile e di latitudine).


All’Ordine sono iscritti, alla data del 30 settembre scorso, 29.035 professionisti e 74.986 pubblicisti. In totale 104.021 colleghi, che hanno ottenuto il tesserino nel rispetto delle previsioni di legge. Non è una scelta o una concessione. E’ la legge che stabilisce le procedure.


Questi colleghi dovrebbero essere rappresentati da 18 consiglieri. Mi sottraggo alla patetica crociata contro i pubblicisti in genere, senza i quali tante tv e radio dovrebbero spegnere la loro voce e tanti quotidiani e periodici dovrebbero ridurre la foliazione.


Essendo un ente di diritto pubblico, che risponde a obblighi di legge, l’Odg non può con un gioco linguistico trasformare in professionisti quanti tra i pubblicisti fanno a tempo pieno o quasi questo lavoro. Non può. La Fnsi lo ha fatto, inventando il termine “professionali”. Poteva farlo. E’ stato giusto farlo accordando loro un riconoscimento per l’attività che svolgono. L’Ordine non può. Ha cercato strade che vengono vanificate dalla paura delle ritorsioni degli editori. Ma questo è altro discorso.


Parliamo della rappresentanza e delle contraddizioni. La Fnsi, che ha meno di un quinto degli iscritti dell’Odg, ha un Consiglio nazionale di 142 membri: 95 professionali, 26 collaboratori e 21 membri di diritto (ex presidenti, ex segretari e cariche varie, compreso il sottoscritto, pro tempore). Ben 40 di questi vengono in rappresentanza delle regioni: 20 professionali e 20 collaboratori.


Per evitare che le regioni più “grosse” vengano equiparate a quelle più piccole, è previsto che 10 vengano eletti dalle associazioni che hanno più del 25 per cento degli iscritti. Ne approfitta solo la Lombardia (che, quindi, ha almeno 12 rappresentanti) perché il Lazio, con una pratica geniale, si mantiene appena sotto quella percentuale e, quindi, riesce ad eleggerne, in congresso, 11 (di conseguenza ha almeno 13 rappresentanti). Altri trenta vengono eletti direttamente dal congresso. In soldoni, e senza tirarla per le lunghe: si punta a garantire una adeguata e proporzionata rappresentanza di tutte le realtà regionali.Centoquarantadue consiglieri per 21.923 iscritti. Tradotto, un consigliere per ogni 138 iscritti (o 181, scorporando i membri di diritto).


All’Odg (156 consiglieri, 12 dei quali diventano subito estranei al Consiglio) il rapporto è di un consigliere ogni 666: oltre 3 volte e mezzo superiore, depurando i membri di diritto.


Il collegio dei probiviri della Fnsi (l’equivalente dei 12 membri del Consiglio nazionale di disciplina) è composto da 24 colleghi. E i revisori dei conti? Sette alla Fnsi mentre al Cnog sono 3.


Il bilancio della Fnsi, per il 2014, è di 3.054.930,86 euro. Solo 1.292.579,90 provengono da quote federali. Il resto sono soldi di tutti gli altri giornalisti, iscritti o non al sindacato, i quali se contrattualizzati, se soci Casagit o membri del Fondo di previdenza complementare sono obbligati a versare un obolo alla Federazione della stampa.Sono obbligati.


L’Ordine, secondo la Fnsi e qualche professore, dovrebbe averne 18, eletti verosimilmente su scala nazionale. Intere regioni, migliaia di colleghi, non avrebbero alcun riferimento locale. Una vera strategia democratica.


Ma se è “convincente” quella proposta e “adeguato” quel numero, perché con una semplice riunione il Lorusso non propone di abbattere (faccio le proporzioni, partendo da 18) a 4 i membri del Consiglio nazionale della Fnsi? Non può farlo perché sarebbe folle (e lo farebbero a pezzi). Ma quel che è folle per la Fnsi, è “adeguato” e “convincente” per l’Odg.


Uno strabismo molto sospetto, con un occhio puntato alle prossime elezioni dell’Ordine, tanto che al segretario della Fnsi è sfuggito un appello ad evitare che si svolgano con le norme vigenti. L’obiettivo è evidente: tentare di insediare un qualche silenzioso esecutore pensando alla risorse che l’Odg, con una sana amministrazione, è riuscito ad accantonare. Risorse che sono state in parte utilizzate per acquistare “la casa dei giornalisti” nella quale ci trasferiremo dal prossimo anno e investite nella “formazione-aggiornamento” gratuita. Morale: è ora di occuparsi del sindacato. Di questo. O di un altro.   Enzo Iacopino






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