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Morto a 94 anni Mario Cervi, grande firma e tra i fondatori de 'Il Giornale'. "Il giornalismo italiano aveva in Cervi un personaggio di primo piano per qualità e limpidezza di comportamenti» scrive Gian Galeazzo Biazzi Vergani. IN CODA articoli di Gioia Giudici/ANSA e di Guido Mattioni/formiche.net - MATTARELLA: "CERVI LUCIDO E APPASSIONATO TESTIMONE SUO TEMPO, stile pungente e anticonformista ma sempre costruttivo"

Milano, 17 novembre 2015.  Sulla home page del sito de Il Giornale, il ricordo di Gian Galeazzo Biazzi Vergani, a lungo condirettore della testata. «È morto Mario Cervi, una grande disgrazia per il Giornale, del quale era uno dei fondatori e una colonna importante. Ma è una sciagura anche per il giornalismo italiano, che aveva in Cervi un personaggio di primo piano per qualità e limpidezza di comportamenti», scrive Biazzi Vergani (in http://www.ilgiornale.it/news/cultura/morto-94-anni-mario-cervi-firma-e-i-fondatori-giornale-1195185.html). «La sua vita professionale - ricorda - è segnata da due tappe: il Corriere della Sera e il Giornale. Noi eravamo già pronti per partire quando Cervi arrivò dal Cile dove era stato inviato dal Corriere per la crisi che portò Pinochet al potere. Mandammo il suo amico Egisto Corradi a spiegargli la situazione e a proporgli di aderire alla nostra iniziativa. Aderì subito per la colleganza con i tanti colleghi che erano al Giornale e per la sua grande stima per Montanelli, il quale poi lo scelse come suo collega e collaboratore per concludere la sua `Storia d'Italia´». Cervi inizia la sua carriera di giornalista nel 1945, come cronista del Corriere della Sera. Per quasi trent'anni scrive sul quotidiano di via Solferino, raccontando anche importanti avvenimenti esteri: dalla crisi di Suez al golpe di Augusto Pinochet in Cile solo per citarne alcuni. Nel giugno del 1974 lascia il Corriere della Sera e fonda insieme a Indro Montanelli de Il Giornale, con incarichi di editorialista e inviato, poi anche vice direttore. Con Montanelli ha una consolidata amicizia e collaborazione: insieme infatti scrivono tredici volumi della Storia d'Italia e Milano ventesimo secolo. Cervi segue il suo direttore anche nell'esperienza de La Voce, salvo poi tornare sui suoi passi quando gli viene offerta la direzione del Giornale, dopo l'abbandono di Vittorio Feltri. Lascia la direzione nel 2001 al suo braccio destro e operativo Maurizio Belpietro, ma continua la sua collaborazione come editorialista. Cura da tempo anche una rubrica politica sul settimanale Gente. «Molto avanti con gli anni era ancora giovanile sul lavoro e imbattibile per la memoria - conclude Biazzi Vergani sul sito - Il rimpianto è unanime». (askanews)


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Mario Cervi, il ragazzo che non si stancava di sorridere. - di Guido Mattioni/http://formiche.net - TESTO IN http://formiche.net/2015/11/17/mario-cervi-giornale-montanelli-mattioni/


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Giornalisti: addio a Mario Cervi, una vita al Giornale. - di Gioia Giudici/ANSA - MILANO, 17 novembre 2015. - È stato dato durante la riunione di redazione di questa mattina, e non poteva essere altrimenti dopo una vita dedicata al giornalismo, l'annuncio della morte di Mario Cervi, colonna portante e fondatore del 'Giornale', che lo rimpiange oggi come "un personaggio di primo piano per qualità e limpidezza di comportamenti". Dal quotidiano ricordano che la vita professionale del 94enne giornalista, che fino agli ultimi giorni si recava tutti i giorni in via Negri per rispondere alle lettere dei suoi numerosi lettori, è stata segnata da due tappe: il 'Corriere della Sera' e 'Il Giornale'. "Noi eravamo già pronti per partire quando Cervi arrivò dal Cile dove era stato inviato dal 'Corriere' per la crisi che portò Pinochet al potere. Mandammo il suo amico Corrado a spiegargli la situazione e a proporgli di aderire alla nostra iniziativa. Aderì subito - raccontano - per la colleganza con i tanti colleghi che erano al 'Giornale' e per la sua grande stima per Montanelli, il quale poi lo scelse come suo collega e collaboratore per concludere la sua 'Storia d'Italia'". In una delle sue ultime interviste, rilasciata al quotidiano 'Libero', Cervi raccontò come cominciò a scrivere la Storia d'Italia con Montanelli: "Gli chiesi: 'A quando il seguito di Italia in camicia nera?'. 'Ora che sono direttore non ho più tempo', disse Indro sconsolato. 'Continuiamo insieme', lasciai cadere. Non rispose ma l'indomani mi allungò due paginette dicendo: 'Avevo cominciato così un capitolo mai aggiunto al precedente volume'. Lo completai e divennero il primo capitolo del libro successivo, Italia Littoria. Fu così che cominciammo". In questo lavoro a quattro mani Cervi scriveva e Montanelli aggiungeva la firma: "Le introduzioni o postfazioni erano però di Indro e davano il tocco di grazia". Prima delle collaborazioni con Montanelli, Cervi aveva già scritto da solo saggi come 'Storia della guerra di Grecia', uscito nel 1965, figlio della sua esperienza durante la Seconda guerra mondiale come ufficiale di fanteria in Grecia dove conobbe quella che poi diventò sua moglie, Dina Ciamandani, nella cui casa trovò rifugio dopo essere sfuggito ai nazisti. Il suo ultimo saggio è del 2007, scritto a 4 mani con Nicola Porro e intitolato 'Sprecopoli. Tutto quello che non vi hanno mai detto sugli sprechi della politica'. Negli ultimi tempi, anche se "molto avanti con gli anni", Cervi - ricordano dal Giornale - "era ancora giovanile sul lavoro e imbattibile per la memoria". Un anno fa era stato lui a ricevere con Alessandro Sallusti l'Ambrogino d'oro conferito dal Comune di Milano al quotidiano per i suoi 40 anni di storia. A 'Libero', che gli aveva chiesto quale fosse a suo avviso la sua bravura giornalistica, aveva risposto: "Credo di essere stato chiaro, credibile e, nei limiti del possibile, onesto". E, sempre al quotidiano di Maurizio Belpietro, Cervi aveva parlato del suo rapporto con la morte: "Non sono credente. Sarei felice di pensare che me ne vado a vedere i miei cari, mia moglie, mia madre. Ma non riesco a crederci". (ANSA)


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 GIORNALISTI MATTARELLA: "CERVI LUCIDO E APPASSIONATO TESTIMONE SUO TEMPO, stile pungente e anticonformista ma sempre costruttivo" - Roma, 17 novembre 2015.  Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appresa la notizia della morte di Mario Cervi, ha espresso «il suo profondo cordoglio per la scomparsa di un grande giornalista, autore di numerosi e importanti libri». Cervi, scrive il Capo dello Stato, è stato un «lucido e appassionato testimone del suo tempo, dotato di uno stile pungente e anticonformista ma sempre costruttivo». (Adnkronos)


 


 


 





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