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Parte martedì 3 novembre, alle 11, nella sede della Federazione nazionale della Stampa, la mobilitazione contro la proposta di legge bavaglio contenuta nella delega al governo in materia di intercettazioni, nell'ambito del progetto di riforma del processo penale. La petizione online, - che ha come primi firmatari il professor Stefano Rodotà e i giornalisti Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio -, ha già raccolto numerose adesioni.

ROMA, 30 ottobre 2015. Parte martedì 3 novembre, alle 11, nella sede della Federazione nazionale della Stampa, la mobilitazione contro la proposta di legge bavaglio contenuta nella delega al governo in materia di intercettazioni, nell'ambito del progetto di riforma del processo penale.    "Sarà presentata - annuncia la Fnsi in una nota - la petizione online che ha come primi firmatari il professor Stefano Rodotà e i giornalisti Marino Bisso, Arturo Di Corinto e Giovanni Maria Riccio e che ha già raccolto numerose adesioni. Così come nel 2010 contro il ddl Alfano, parte la mobilitazione contro il ddl del governo Renzi e contro le continue intimidazioni e minacce ai giornalisti che mettono in serio pericolo la libertà di informazione. Attacchi sempre più pesanti al diritto di cronaca come quello emblematico rivolto ai novantasei giornalisti recentemente denunciati per aver pubblicato intercettazioni dell'inchiesta su Mafia Capitale. E la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con il recente ddl che affida al governo il potere di stabilire le regole sulla pubblicazione delle intercettazioni limitando la diffusione a solo quelle di rilevanza penale escludendo invece le conversazioni d'interesse pubblico. In questo modo si limita il diritto di cronaca e si colpisce il diritto di essere informati. Un nuovo bavaglio, dunque. Ma noi non ci stiamo: non ci faremo mettere il bavaglio!".    "Consideriamo sbagliata, oltre che grave e pericolosa - afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi -, la delega al governo su una materia così delicata come quella delle intercettazioni, che per gli aspetti che riguardano il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati su questioni di interesse pubblico contenute negli atti delle inchieste giudiziarie ha rilevanza costituzionale. Riteniamo che su questi temi ci sia un minimo comun denominatore nell'azione dei governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi decenni. Per questo la Federazione nazionale della Stampa non può tacere: a prescindere da chi è al governo, lo strumento della delega su materie come intercettazioni e servizio pubblico radiotelevisivo non ci piace. Abbiamo comunque accolto con favore la disponibilità manifestata dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, in un recente incontro con una delegazione della Fnsi, a istituire un tavolo di confronto con rappresentanti del mondo accademico, della magistratura e del mondo dell'informazione per dare alla delega governativa contenuti che salvaguardino e tutelino tutti gli interessi in campo". (ANSA)





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