Forte dei Marmi, 28 maggio 2014. E’ morto Alberto, un grande nome del giornalismo economico. Aveva 83 anni. Era nato ad Abbazia (Fiume) il 4 settembre 1932. Laurea in Economia e Commercio presso l'Università di Roma. Giornalista professionista dal 1° settembre 1955.
Dopo una breve permanenza al "Globo" nel 1955-56 e successivamente all'Ufficio Stampa della Confindustria, ha assunto nel 1960 l'incarico di redattore capo del "Sole" a Milano (con Gennaro Pistolesi direttore e Vieri Poggiali vicedirettore).
Nel 1968, con l'unificazione del "Sole" con il "24 Ore", è diventato vice direttore di questo giornale e l'anno dopo direttore. Carica che ha tenuto fino al maggio 1979, e cioè per 10 anni.
Nel 1979 ha assunto l'incarico alla Rizzoli-Corriere della Sera di responsabile dell'informazione economica quotidiani del Gruppo e di capo dei servizi economici del "Corriere della Sera", primo inserto economico di un giornale d'informazione a diffusione nazionale. Dopo un anno vice direttore del "Corriere della Sera".
Ha lasciato questo incarico nel novembre 1981, mantenendo con il giornale un rapporto di collaborazione, per dirigere l 'Ufficio Studi e Relazioni Esterne della BNL. E’ stato consulente della Bnl, membro del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e collaboratore di vari periodici economici; direttore del Giornale della Banca e della Finanza e del mensile Assicurazioni.
Ha vinto vari premi giornalistici, dal Saint Vincent per il giornalismo economico al "Premiolino", al premio "Aipe" per il giornalismo nel 1991. – TESTO in http://www.clubeconomia.it/soci/mucci.php
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1932-2015 - Addio a Mucci primo direttore del Sole 24 Ore.
È scomparso Alberto Mucci, giornalista economico che fu il primo direttore de «II Sole 24 Ore», nato dalla fusione de «II Sole» e «24 Ore»: lo trasformò in un grande giornale aperto a tutta l'economia italiana e lo portò da 40 a 100mila copie nel '78. Passò poi al «Corriere della Sera» e poi all'ufficio studi di Bnl.
di Ernesto Auci*
Ho lavorato con Alberto Mucci per quasi tutti gli anni settanta. Lui era da poco diventato direttore del giornale sorto dalla fusione tra Il Sole, centenario mercuriale della comunità degli affari milanese, ed il 24 Ore, nato nel dopoguerra per parlare di economia e di finanza con spirito più moderno e spregiudicato. Mucci era un buon giornalista che dopo essersi laureato a Roma aveva avuto una completa formazione sul campo a Milano, dove aveva intessuto una rete di conoscenze non solo negli ambienti dell'Assolombarda, che poi risulteranno fondamentali per imprimere una svolta all'informazione economica. Il Sole 24 Ore muoveva allora i suoi primi passi. Era un giornale piccolo e molto tecnico. La titolazione era più asettica possibile. Non si badava molto alla bella scrittura. Ma dopo il '68 il mondo tradizionale aveva imboccato la strada del declino. Anche la Confindustria con la riforma Pirelli aveva avviato un rinnovamento. Erano anni di crisi sociale ed economica, ma mentre i delitti delle Br occupavano la scena, nascevano grandi novità nel mondo dell'informazione. In campo economico, con l'affermarsi di un più ampio mercato, si sentiva il bisogno di una informazione competente ma affidabile, trasparente e non paludata. Ed è proprio questo che Mucci ha fatto. Ha posto solide fondamenta per la crescita di un moderno giornale dell'economia italiana, di tutta l'economia, liberandosi gradualmente dai vincoli di appartenenza rispetto al proprio editore e puntando a rappresentare una pluralità di aspetti, dalle banche agli artigiani, passando per i professionisti, commercialisti ed avvocati, per i quali il foglio color salmone cominciò a diventare un indispensabile strumento di lavoro. Alberto Mucci guidò con coraggio e mano ferma questa trasformazione. Prese giovani redattori, all'inizio ostacolati dalla pigrizia di quanti “avevano fatto sempre così”. L'introduzione di una pagina di notizie sindacali creò, ad esempio, un putiferio negli ambienti industriali più conservatori. Ma ormai la trasformazione non si poteva arrestare. Il pubblico seguiva con interesse questa svolta tanto che sotto la direzione di Mucci il Sole 24 Ore passò da circa 40 mila copie e 100 mila nel 1978. Ho ancora la medaglia che commemora questo traguardo. Poi Alberto Mucci l'anno dopo fu attratto dalla sirena del Corriere della Sera, che allora era il più ambito punto di arrivo della carriera di qualsiasi giornalista. Non fu un'esperienza felice. Alberto si trovò in mezzo agli oscuri maneggi della P2, e senza alcuna colpa o coinvolgimento, fu piano piano un po' emarginato tanto che meno di tre anni dopo si dimise per intraprendere una carriera nell'ufficio studi della Bnl, continuando a scrivere soprattutto su riviste specializzate. Mucci era un giornalista di valore. Aveva saldi principi morali ed una grande umanità che ne facevano un naturale punto di riferimento per tutti i redattori e per tanta gente che lo ha conosciuto e gli ha voluto bene.
*Ernesto Auci è stato direttore del Sole 24 Ore ed è presidente del sito web www first online.info
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Aveva 83 anni. Addio a Mucci, l'innovatore dell'informazione economica. - di Giacomo Ferrari- Corriere della Sera 30.5.2015- Se il giornalismo economico in Italia ha compiuto, dagli anni 70 in poi, un salto di qualità, tanto da annullare il gap che lo divideva dal resto del mondo occidentale, il merito va riconosciuto a professionisti come Alberto Mucci. Nominato direttore del Sole-24 Ore poco tempo dopo la nascita del giornale (frutto della fusione, nel 1968, tra Sole e 24 Ore), Alberto, scomparso giovedì scorso a Forte dei Marmi all'età di 83 anni, fu l'artefice di una rivoluzione silenziosa. La svolta ebbe, come lui stesso raccontò in seguito, il via libera di Giovanni Agnelli, appena insediato alla presidenza di Confindustria. E forte di un avallo così autorevole, Mucci diede inizio a una lenta trasformazione del modo di fare il giornale, che da bollettino di quotazioni e megafono della grande impresa privata, divenne la voce di tutte le componenti dell'economia italiana, rivolgendo grande attenzione al mondo delle professioni, i commercialisti in particolare. Nel 1979, compiuto il rilancio del giornale confindustriale, Alberto Mucci arrivò a via Solferino, dove qualche mese dopo fu nominato vice direttore del Corriere della Sera con la supervisione sull'economia. Qui realizzò il primo inserto economico settimanale, stampato su carta gialla: un prodotto editoriale raffinato, forse un po' troppo sbilanciato sull'analisi macroeconomica e tropo poco «popolare». Due anni dopo, il salto da giornalista a studioso, quando Nerio Nesi lo chiamò a dirigere l'Ufficio studi della Bnl, dove chiuse sostanzialmente la sua carriera, anche se fino all'ultimo ha continuato a scrivere commenti per giornali e riviste.