Un romanzo uscito a più di un anno dalla scomparsa dell’autore, Il volo dell’allodola di Giancarlo Licata, rivela - a chi ha conosciuto il giornalista palermitano per la sua intensa attività alla RAI, dove è stato tra l’altro inventore e guida fino all’ultimo giorno delle trasmissioni Rai-Med e Mediterraneo, o per il suo costante impegno a fianco di chi ha lottato e rischiato per il riscatto civile della Sicilia dalla maledizione mafiosa - una eccezionale vocazione di narratore.
Racconto intensissimo, che è insieme tragedia, giallo, vicenda di ambiente con echi quasi da romanzo storico, il libro è pubblicato dall’editrice Thule, di Palermo. Edizione curata dalla moglie di Licata, Giusi Serravalle, con una prefazione del sociologo Antonino Buttitta.
Al centro una drammatica vicenda privata, sviluppata in prima persona dalla protagonista Antonella. E già è molto inconsueto che uno scrittore uomo scriva “dalla parte di lei”; e qui è una scelta puramente narrativa, senza particolari sottintesi “di genere”.
Lo sfondo della storia è, ovviamente, la Palermo tormentata di questi anni, anzi la Sicilia intera. Tutto parte dal terremoto del Belice, con le ferite subite dalla società e dagli individui; traumi che non si superano se non a prezzo di sofferenze immani.
Una Sicilia intrisa di contraddizioni che si accatastano trascinando tutti verso il baratro. Un ambiente dove può essere naturale, inevitabile, un matrimonio tra lei che è poco più che adolescente e un marito più vecchio di ventidue anni. Nozze combinate, anzi, ordinate da un padre sul letto di morte. E però quel marito, mai desiderato anche se in qualche modo amato, è uomo di lotte civili e di riscatto, militante del Pci e della CGIL. Ad Antonella la pace familiare non basterà, finendo lei per vivere ad intermittenza una storia passionale con un coetaneo, fonte di drammi e di perenni sensi di colpa.
Accanto a lei, secondo protagonista, il figlio Giovanni parzialmente disabile; verrebbe proprio da utilizzare il termine eufemistico di “diversamente abile”, perché qui il ragazzo ha sì difficoltà di rapporti e di comprensione verso ciò che lo circonda, però nella matematica è un vero campione, un riferimento per i compagni di scuola tanto più dotati e fortunati.
Il mondo in cui ci si muove galleggia nella contrapposizione tra degrado e privilegi, umiliazioni e rivalse, droga, ricatti, criminalità minore e mafia di alto livello.
Con tanta scenografia c’era il rischio dell’affresco sociologico, del saggio politico presentato in forma impropria. Invece il racconto resiste e resta saldo con il suo nucleo di drammi personali. Fino ad un epilogo commovente e drammatico, con delitti, malattie fatali, rivelazioni laceranti. Alla protagonista Antonella – che pure ha tanto combattuto per ancorarsi dalla parte dell’umanità, della legge, della gente povera ma onesta - non rimarrà nulla, del poco che la vita le aveva dato: marito, figlio, amante segreto, casa, lavoro svaniranno. Non potrà trattenere di suo neppure il nome, per esigenze di protezione da vendette criminali. Avrà nonostante tutto la forza di costringersi a pensare che, come l’allodola che riprende la propria libertà, sarà capace, prima o poi, di tornare a volare, per sé e per chi ha bisogno di lei.
Giancarlo Licata, Il volo dell’Allodola ,ed. Thule, Palermo 2015, € 15,00
data 9 marzo 2015