'Ndrangheta:inchino Oppido, quel racconto di don Luca Asprea. Nel 'Previtocciolo' microcosmo atavico e ancestrale Calabria.
Catanzaro, 18 luglio 2014. A rileggerlo ora ''Il Previtocciolo'', di don Luca Asprea, dopo l'inchino nella processione di Oppido Mamertina, vi si ritrova il senso di una Calabria che "s'inchina" in modo naturale, radicato, endemico. Pubblicato con grande scalpore nel 1971 dalla Feltrinelli, il romanzo dello scrittore di Oppido Mamertina, al secolo Carmine Ragno, ha rivisto la luce nel 2003, in un'edizione aggiornata di oltre cento pagine, per i tipi della Pellegrini Editore. Un'edizione ampliata e accuratamente riveduta , corredata dall'introduzione di Pasquino Crupi e dall'appendice critica di Antonio Piromalli che approfondisce "La cultura popolare di don Luca Asprea" e da quella del giurista Franco Cordero dal titolo "Un'autobiografia a flusso torrenziale". Un'opera completa di 391 pagine che riporta il lettore in un microcosmo atavico ed ancestrale in cui la presenza dell'Onorata Societa' nella vita sociale, religiosa e privata di quel lembo di terra e' cosi' connaturata allo scorrere delle cose che, se non ci fosse, parrebbe a dir poco strano. La narrazione sanguigna di don Luca Asprea, di grande impatto emotivo-emozionale, consegna un affresco fortemente realistico e, al tempo stesso simbolico, di una Oppido Mamertina (speculare di tante altre "oppido" calabresi) che consente di comprendere la fenomenologia e l'antropologia di certi eventi, quali appunto gli "inchini processionali", che qui non fanno scalpore mentre altrove creano un cordone massmediatico di indignazione e scomuniche. (ANSA).
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