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Da Cir in giù: l’impero De Benedetti scricchiola. Il gruppo Espresso emette un bond da 100 milioni per pagare i debiti. Le banche creditrici vogliono prendersi l’indebitata Sorgenia

di Andrea Pacini
il Fatto quotidiano 4.4.2014


Dall’energia all’editoria, l’impero dell’Ingegnere comincia a scricchiolare. È questione di ore e poi si conoscerà il destino di Sorgenia che ha accumulato quasi 2 miliardi di debiti. E soprattutto si saprà se Cir, la cassaforte della famiglia di Carlo De Benedetti gestita dal figlio Rodolfo, ne perderà il controllo mentre l'altro socio, l'austriaca Verbund, ha già abbandonato il campo. La holding approverà i risultati del 2013 nel prossimo consiglio di amministrazione del 14 aprile. INTANTO anche il business editoriale non gira: all’assemblea del 6 aprile il gruppo Espresso chiederà di approvare un 2013 chiuso con un utile netto pari a 3,7 milioni, in calo rispetto ai 21,8 milioni dello scorso anno. Anche il fatturato è sceso del 12,4% su base annua attestandosi a 711,6 milioni mentre il risultato operativo che si è attestato a 31,3 milioni dai 60,4 milioni del 2012. Conti che lasciano a secco di dividendi gli azionisti. Non solo. Il gruppo editoriale è stato costretto a chiedere soldi al mercato con un prestito convertibile di 100 milioni per rimborsare parzialmente l’obbligazione da 227 milioni che scade nel 2014 e per sostenere le attività di sviluppo dell’azienda.



La partita più calda è comunque quella che si sta giocando sull’energia di Sorgenia dove il braccio di ferro fra De Benedetti, disposto a mettere sul piatto solo 100 milioni, e le banche (che ne chiedono almeno  150) è arrivato all’ultimo round. Il vertice di mercoledì tra i principali creditori, a fronte dello stallo nel negoziato con Cir, sarebbe servito ad affinare la proposta, che contempla una parziale conversione in azioni dei 600 milioni di debito in eccesso, e a fare il punto sulla raccolta delle adesioni delle 21 banche creditrici. Lo schema prevedrebbe 400 milioni con un aumento di capitale tramite la conversione di debiti e per i restanti 200 un prestito convertibile o convertendo oltre a rifinanziamento delle controllate Sorgenia Power e Sorgenia Puglia e allo sblocco delle linee di credito. Come conseguenza, le partecipazioni di De Benedetti e degli austriaci verrebbero azzerate e i nuovi padroni sarebbero 19 banche. Qualcuno sospetta che le banche stiano forzando la mano per sbloccare il negoziato. E che alla fine trovino il modo di lasciare un’opzione a Cir per prendere parte all’aumento con un importo dal quale dipenderà la quota futura. Di certo gli istituti più esposti con il gruppo energetico sono Mps (sulle cui casse gravano 600 milioni, ovvero un terzo dell'indebitamento totale dell'azienda energetica), Unicredit, Intesa, Ubi, Bpm e il Banco Popolare.  SE LE BANCHE andassero fino in fondo l'azionariato di Sorgenia verrebbe completamente ridisegnato, le banche trasformerebbero i loro crediti in azioni. Un modello rodato che imporrà anche la revisione del governo societario. Non solo. L’accordo sulla ristrutturazione del debito di Sorgenia avrà un impatto sul salvataggio della partecipata Tirreno Power appesa in queste settimane alla decisione del tribunale di Savona di sospendere l'attività della centrale di Vado Ligure. Per il sistema bancario che si è accorto tardivamente del tracollo, e in particolare per la già acciaccata Mps, non sarebbe di certo un buon affare. I De Benedetti (come è successo nel caso della Carlo Tassara di Romain Zaleski) potrebbero invece evitare il fallimento senza pagare gli errori commessi in passato con investimenti sbagliati e piani industriali troppo ambiziosi. Del resto, dei circa 2 miliardi di euro di valore di Borsa dell’impero (nelle quotate Cofide, Cir, Espresso e Sogefi) solo 200 milioni (un euro su dieci) sono capitali rischiati dal cosiddetto padrone, il resto è messo dagli azionisti di minoranza.  L’esito della partita su Sorgenia è ancora imprevedibile. Ma di certo il capitano della nave ha già la scialuppa di salvataggio. Mentre il suo comandante in seconda è già pronto per saltare a bordo di vascelli più solidi: Monica Mondardini, amministratore delegato di Cir e del gruppo Espresso, si starebbe scaldando da settimane a bordo pista per partecipare al valzer di poltrone che sta per suonare alle Poste o all’Enel.





 






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