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LETTERA al Giornale. Giorgia Meloni risponde a Franco Abruzzo intervistato da Stefano Lorenzetto e ancora una volta confonde (volutamente?) l’importo lordo della pensione con il netto (10 volte il trattamento minimo è meno di 5000 euro lordi e non netti). La risposta è il discorso (in coda) di Cesare Damiano alla Camera (5 febbraio 2014). L’8 gennaio la Camera aveva già bocciato il progetto Meloni presentato come ordine del giorno. Franco Abruzzo: “La Meloni ha perso e non sa rassegnarsi. Blatera per dire che è politicamente viva con i suoi pochi e miseri voti (1,5%)”. Cesare Damiano: ““Quando si dice che la proposta Meloni si può sempre emendare mi domando: ma l'architettura di questa proposta contiene errori così grossolani che noi dovremmo lasciare soltanto la buccia; dovremmo svuotare il melone e mettere un altro contenuto. Come si fa, in modo così superficiale, a passare dalla definizione della soglia, 5 mila euro, prima lordi e poi netti? Sono due concetti profondamente diversi”.

di Giorgia Meloni*


Egregio direttore, in riferimento all'intervista (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=14090) a Franco Abruzzo pubblicata domenica (2 marzo) dal Suo giornale, dispiace constatare come l'illustre giornalista non abbia ancora compreso, nonostante il tempo e le energie che ha dedicato a studiare l'argomento, il contenuto della proposta di legge di Fratelli d'Italia di revoca delle pensioni d'oro. Come è chiaro ai più, salvo rare eccezioni, il disegno di legge di FdI prevede che sia ricalcolata con il metodo contributivo la parte dell'assegno pensionistico che eccede la soglia di 10 volte il trattamento minimo Inps, sarebbe a dire 5.013,8 euro netti al mese. Quello che Fratelli d'Italia vuole fare è verificare se gli assegni da 20mila, 30mila, 40mila e 90mila euro al mese che alcuni percepiscono in Italia siano figli di contributi effettivamente versati oppure frutto di leggi vergognose della prima Repubblica. Chi ha effettivamente versato i contributi per la pensione che percepisce non ha nulla da temere dalla nostra proposta di legge. Chi, invece, intasca una pensione che supera la soglia di dieci volte la pensione minima, di qualsiasi importo, ma non ha versato i contributi necessari a coprire la somma che va oltre i 5.013,8 euro netti al mese, vedrà il suo assegno decurtato nella parte eccedente non coperta da contributi e ricalcolato con il sistema contributivo, quello che dal 1996 è valido per tutti i lavoratori italiani. Le risorse ricavate dal ricalcolo servirebbero ad aumentare le pensioni minime e di invalidità oppure a finanziare iniziative per l'inserimento lavorativo dei giovani. Il disegno di legge di FdI prevede che questo meccanismo valga per ogni pensione erogata dallo Stato, compresi i vitalizi e i trattamenti pensionistici degli organi costituzionali, con nessuna esclusione. Purtroppo sono convinta che anche questa ennesima precisazione non sarà sufficiente ad impedire all'illustre Abruzzo di tornare, alla prima occasione utile, ad attaccare la proposta di legge di Fratelli d'Italia per mistificare la verità e per continuare a difendere privilegi medioevali, suoi e dei pochi prescelti che non si rendono conto di come quella pensione ingiustificata la stiano pagando i loro figli.


*Presidente dei deputati di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionalem  (In http://www.ilgiornale.it/news/interni/letteraquelle-pensioni-doro-pagate-i-contributi-dei-nostri-998357.html


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Franco Abruzzo: “L’odg della Meloni è stato bocciato l’8 gennaio dalla Camera. Il  successivo e identico progetto di legge il 5 febbraio è stato rinviato in Commissione Lavoro da dove era stato licenziato con parere negativo. La Meloni è isolatissima e parla alla luna. La risposta alla Meloni è il discorso di Cesare Damiano alla Camera il 5 febbraio scorso”. Cesare Damiano: ““Quando si dice che la proposta Meloni si può sempre emendare mi domando: ma l'architettura di questa proposta contiene errori così grossolani che noi dovremmo lasciare soltanto la buccia; dovremmo svuotare il melone e mettere un altro contenuto. Come si fa, in modo così superficiale, a passare dalla definizione della soglia, 5 mila euro, prima lordi e poi netti? Sono due concetti profondamente diversi”. Ed ecco il testo dell’intervento di Cesare Damiano: “Signor Presidente, anch'io noto che la passione dall'onorevole Meloni per le «pensioni d'oro» è a corrente alterna: si vede che il dibattito non le interessa. Comunque, io vorrei entrare nel merito – l'hanno già fatto altri colleghi – della proposta in quanto tale perché giustamente l'onorevole Meloni ha detto che si tratta di una proposta seria, una proposta seria vuol dire che è argomentata ed è stata studiata a lungo. Io temo che, più che di una proposta seria, si tratti di una proposta che tradisce la fretta, forse legata alla propaganda e alla comunicazione. Io capisco che oggi la politica non è più fatta di contenuti, ma è fatta solo di comunicazione – vince il tweet sul documento – ma io purtroppo sono abituato a leggere i documenti. Allora, la prima domanda che mi faccio è: dietro a tutto questo fumo, vogliamo colpire le «pensioni d'oro» o i pensionati ?    Io ho paura che alla fine noi corriamo il rischio di colpire i pensionati, di colpirli un'altra volta. Quando si dice che la proposta si può sempre emendare mi domando: ma l'architettura di questa proposta contiene errori così grossolani che noi dovremmo lasciare soltanto la buccia; dovremmo svuotare il melone e mettere un altro contenuto. Come si fa, in modo così superficiale, a passare dalla definizione della soglia, 5 mila euro, prima lordi e poi netti ? Sono due concetti profondamente diversi. Ho sentito due esponenti dello stesso partito, Fratelli d'Italia, sostenere appunto dall'oggi al domani che «forse volevamo dire netto e non lordo» (penso all'onorevole Crosetto). Noi sappiamo che ovviamente 5 mila euro lordi vogliono dire 3.200 euro netti mensili. Ma, c’è un secondo errore. Chi si intende di pensioni come può commettere questo errore. È quello della sommatoria. L'onorevole Meloni ha progettato una proposta seria, argomentata, meditata, nella quale somma le pensioni integrative e complementari alla pensione pubblica. Forse, l'onorevole Meloni dovrebbe studiare un po’ di più la previdenza perché, come tutti sanno, un operaio metalmeccanico che ha avuto l'avventura di iscriversi al fondo Cometa dei metalmeccanici, al Fonchim dei chimici oppure di mettere i suoi risparmi in una banca con un fondo previdenziale, si vedrebbe tassato impropriamente quel risparmio o quella rendita che lui spera di ricavare e di aggiungere alla pensione pubblica. Quello che mi fa specie è che noi vogliamo difendere i giovani a parole, ma questi giovani per avere una pensione dignitosa, come abbiamo detto più volte, dovrebbero sommare la pensione pubblica a quella integrativa e noi proponiamo di tassare la pensione integrativa perché si fa questo sforzo di risparmio. Che cosa c'entra il risparmio con l'erogazione di una pensione? Non si parla di vitalizi nella proposta dell'onorevole Meloni. Anche qui dobbiamo fare un emendamento? Si parla di ricalcolo. Io sono contrario al ricalcolo. Io credo che sia una misura sbagliata, pericolosa. Noi abbiamo proposto un'altra misura. L'onorevole Meloni ha detto di «no»: «voglio il ricalcolo». Sarà costituzionale questo? Io non lo so, perché siamo davvero dentro a un terreno abbastanza complesso. Però, noi sappiamo che alcuni studiosi, alcuni cosiddetti esperti, stanno proponendo un ricalcolo delle pensioni da 2 mila euro lordi in su e questo significa, purtroppo, che se questo andazzo del ricalcolo dovesse farsi strada noi avremmo una sorta di tosatura delle pensioni in essere. Mi riferisco a quei 15 milioni di pensionati i quali potrebbero non con le «pensioni d'oro», ma neanche con quelle d'argento e forse neanche con quelle di bronzo, vedersi chiedere una restituzione di quello che hanno con fatica, magari con 35, 40 anni di lavoro, saputo costruire per il proprio futuro. Io su questa strada non ci voglio andare e mi batterò contro. Mi batterò contro perché mi è bastata la prima tosatura, il primo salasso che si è perpetrato, purtroppo, con la riforma delle pensioni del Ministro Fornero, perché io vorrei ricordare all'Aula che tra il 2020 e il 2060, nel quarantennio che verrà, verranno prelevati dalle pensioni cifre che sono superiori ai 300 miliardi di euro, il 15 per cento del totale del debito pubblico italiano, a seguito di riforme che hanno innalzato repentinamente a 67 anni – primi in Europa, prima dei tedeschi e dei francesi – l'età pensionabile. Sicuramente risaniamo i conti dello Stato a carico dei pensionati. Adesso vorremmo di nuovo risanare i conti dello Stato a carico dei pensionati o delle «pensioni d'oro», che possono contribuire in quota parte minima? Io sono per colpire le pensioni d'oro, ma allora bisogna ritornare in Commissione, dobbiamo chiedere all'Aula di tornare in Commissione per scrivere una proposta che sia fondata su argomentazioni di merito, che non confonda il lordo con il netto, non sommi delle cose che non hanno niente di omogeneo, come una pensione pubblica e un risparmio privato. Del resto, qualcuno diceva – lo diceva l'onorevole Fedriga – noi siamo stati l'unico Governo che è intervenuto. Beh il fondo di solidarietà poi è stato bocciato. Direi che il Governo Prodi è intervenuto prima, perché nel 2007 – non ci facciamo dare lezioni su questo punto – noi abbiamo bloccato l'indicizzazione delle pensioni otto volte il minimo e non ce la siamo fatta bocciare dalla Corte costituzionale, anzi con quei soldi abbiamo contribuito a dare a tre milioni e mezzo di pensionate e pensionati che stavano fino a 700 euro netti mensili una quattordicesima di 400-500 euro nel mese di luglio, una misura coperta fino a tutto il 2017. Quindi noi abbiamo delle buone carte da esibire. Purtroppo – e qui sono ammaestrato, come si dice, da quello che già è capitato, quando parlo di ricalcolo mi riferisco a quello che è già capitato, quel blocco otto volte il minimo è diventato con il Ministro Fornero un blocco da tre volte il minimo, e qui abbiamo colpito le pensioni degli operai, sì di quel metalmeccanico della FIAT che alla catena di montaggio, dopo trentacinque o quarant'anni ha una pensione che vale ben 1.200 euro netti mensili, alla quale è stata bloccata l'indicizzazione, con una perdita di potere d'acquisto. Al 2014 abbiamo spostato, con una battaglia che il Partito Democratico ha fatto, quella soglia oltre sei volte il minimo. Cosa facciamo con il ricalcolo? Restituiamo l'indicizzazione? Oppure non ne teniamo conto? Quindi i nostri interrogativi sono interrogativi fondati. Noi pensiamo che per scrivere una legge bisogna essere preparati, avere argomenti, scriverla bene, non in modo approssimativo, non scambiando il netto con il lordo. E quindi ribadisco: noi siamo per colpire le pensioni d'oro, con una misura strutturale, che non sia il ricalcolo, che sia in grado quindi di effettuare un prelievo che – si badi, lo dico con chiarezza – nel momento in cui c’è quel risparmio deve essere restituito al sistema pensionistico per le pensioni più basse e non per coprire nuovamente il debito. E poi, se vogliamo aiutare i giovani, non inganniamoli con la storia del contributivo e del retributivo diciamogli la verità: cari figli nostri, cari nipoti, voi avete una pensione bassa perché, a differenza dei vostri padri, che cominciavano a lavorare a quindici, se figli di operai, a venti, se figli di impiegati, a venticinque, se figli di avvocati che facevano l'università, voi cominciate a lavorare a trenta-trentacinque anni, avete il lavoro discontinuo, versate pochi contributi e tutto questo vi porterà una pensione bassa. Io vorrei chiedere al Ministro Meloni, che tanto si interessa ai giovani: quando era Ministro dei giovani del Governo Berlusconi, come mai ha cancellato il fondo di solidarietà e di rotazione di 150 milioni che io avevo istituito da Ministro, che consentiva di dare ai lavoratori giovani che perdevano il lavoro precario la possibilità di avere un prestito pluriennale di 600-700 euro al mese? Ha badato in quel momento alla questione dei giovani? Allora, ritorniamo ai contenuti, abbandoniamo gli slogan e la propaganda, torniamo in Commissione facciamo rapidamente una proposta che questa volta abbia una solida architettura, basata sulla conoscenza dei dati e dei fatti e colpiamo le pensioni d'oro. Guai a noi se dessimo al Paese di nuovo l'idea che vogliamo andare oltre la soglia delle pensioni d'oro, colpendo ancora una volta quelli che hanno faticato una vita per avere una giusta e dignitosa pensione in un momento di fine vita che sia, come si dice, all'altezza della situazione".


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Camera dei Deputati. Verbale stenografico di alcuni interventi di deputati (Sergio Pizzolante, Giovanni Mottola e Cesare Damiano) nella serata del 5 febbraio 2014 in cui si è discussa la proposta di legge Giorgia Meloni ed altri (Fratelli d’Italia): “Disposizioni in materia di pensioni superiori a dieci volte l'integrazione al trattamento minimo INPS (A.C. 1253-A)”.  Attraverso i tre interventi, distrutte radicalmente le proposte della Meloni.  “Quando si dice che la proposta si può sempre emendare mi domando: ma l'architettura di questa proposta contiene errori così grossolani che noi dovremmo lasciare soltanto la buccia; dovremmo svuotare il melone e mettere un altro contenuto. Come si fa, in modo così superficiale, a passare dalla definizione della soglia, 5 mila euro, prima lordi e poi netti? Sono due concetti profondamente diversi”. – IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13921 

















.Tutte le più recenti vicende in tema di pensioni sono in  http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=12436


 





23.1.2014 v-  PREVIDENZA - Sette argomentazioni per dire no al progetto Meloni sulle pensioni d’oro. -  / di Giampaolo Galli, deputato Pd (già direttore generale Confindustria) / IN http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=13763















 






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