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IL SOLE 24 ORE: i 250 redattori voteranno su “tutto” l’accordo firmato il 31 gennaio dal CdR con l’editore. Ritirata la mozione che chiedeva lo “scorporo” in due parti del referendum (previsto per il 12 e 13 febbraio): un voto sulla prima parte del documento dedicato ai (38) prepensionamenti e uno sulla seconda parte che prevede l’eliminazione delle “fasce retributive”. Giovanni Negri, in particolare, ha definito "drammatica" la situazione dei conti aziendali, spiegando che l'esercizio 2013 si è chiuso con perdite stimate più vicine agli 80 che ai 60 milioni di euro, che la situazione di cassa è pesantissima e che gli stipendi vengono pagati solo grazie alle linee di credito aperte dalle banche. Non sono noti i ricavi delle copie digitali. Sembra previsto un plebiscito a favore dell'intesa, sostenuta da Cdr, azienda e direttore.
di Francesco M. de Bonis
Milano, 10 febbraio 2014. Non passa la proposta di 58 giornalisti del Sole 24 Ore di sdoppiare il referendum sull'accordo che Cdr e azienda hanno firmato il 31 gennaio. L'assemblea di ieri in via Monte Rosa ha visto il Cdr illustrare 9 delle 10 correzioni richieste dai redattori nell'assemblea di mercoledì 5 febbraio alla prima bozza firmata con l'azienda, che da parte sua si è detta indisponibile alla decima. La maggior parte delle revisioni della prima bozza hanno riguardato la seconda parte del testo, per la quale era stata indetta l'assemblea di ieri, chiamata a verificare la possibilità di un voto separato. Il Cdr è stato irremovibile sulla contrarietà allo sdoppiamento del voto nel referendum. Giovanni Negri, in particolare, ha definito "drammatica" la situazione dei conti aziendali, spiegando che l'esercizio 2013 si e chiuso con perdite stimate più vicine agli 80 che ai 60 milioni di euro, che la situazione di cassa è pesantissima e che gli stipendi vengono pagati solo grazie alle linee di credito aperte dalle banche. Il Cdr ha poi spiegato che la motivazione per la quale si è raggiunta una intesa con l'azienda che di fatto sposta al secondo semestre del 2015 la maggior parte dei 38 prepensionamenti previsti dall'accordo, che comprende anche un secondo biennio di solidarietà al 14% a scalare man mano che usciranno i prepensionati, è dovuta proprio al peso insostenibile per la cassa aziendale che avrebbe un esodo di massa anticipato, vista la necessità che l'azienda anticipi all'Inpgi il 30% degli oneri del prepensionamento. Il Cdr ha poi sostenuto che, dopo l'accordo, l'azienda si è impegnata a far approvare dal prossimo Cda di marzo un nuovo piano industriale, dopo quello presentato a gennaio 2011 per il triennio 2011-2013 i cui contenuti sono stati totalmente disattesi. Da Roma Barbara Fiammeri ha sostenuto che su questo fronte sarà necessario incalzare non solo i manager ma soprattutto l'azionista d riferimento, Confindustria. A Milano ancora Giovanni Negri ha ribadito che il prossimo Cdr – quello attuale è in scadenza – dovrà porre sotto la lente i risultati della trasformazione del giornale visto che, nonostante i proclami del direttore che parla di primo quotidiano in Italia per vendite digitali, non sono affatto noti i ricavi che queste copie digitali portano. Dopo una lunga discussione, in cui è intervenuta a favore del piano anche Anna del Freo, vicepresidente dell'Associazione lombarda dei giornalisti, Micaela Cappellini, prima firmataria dei 58 giornalisti che avevano chiesto l'assemblea, ha ritirato la mozione sullo sdoppiamento del voto motivando la decisione, approvata dai firmatari, con la volontà di evitare una prova di forza in assemblea con il Cdr. Ora la parola passa alle urne: mercoledì 12 e giovedì' 13 i 250 giornalisti del Sole 24 Ore saranno chiamati a votare sì' o no in blocco all'accordo. L'esito del voto sarà noto nella serata di dopodomani ma sembra previsto un plebiscito a favore dell'intesa, sostenuta da Cdr, azienda e direttore.Nella prima parte dell’accordo (che contempla, come riferito, 38 prepensionamenti) si legge che lo stato di crisi verrà prorogato per 24 mesi a partire dal 1° febbraio 2014. Le uscite saranno anche incentivate. I contratti di solidarietà saranno rinnovati con il taglio del 14% dell’orario di lavoro (i redattori rimarranno tre giorni al mese a casa). Sul piano economico la diminuzione dello stipendio correlato al taglio dell’orario viene bilanciata dall’intervento dell’Inpgi per il 60% e dello Stato per il 10%: in sostanza la perdita reale non va al di là del 5% dello stipendio. Andranno in pensionamento (art 33 Cnlg) e in prepensionamento (artt. 35 e 37 della legge 416/1981) 38 giornalisti: vengono espulsi dalla produzione le firme più note del quotidiano edito da Confindustria. Il prepensionamento è regolato dall’articolo 37 della legge 416/1981 dell’editoria: possono accedervi coloro che hanno almeno 58 anni di età e almeno 18 anni di contributi alle spalle. I redattori, i capiservizi e i capiredattori possono optare, però, con una riduzione dal 30 al 50% dello stipendio, per la trasformazione del contratto oggi stipulato a tempo pieno (ex art. 1 del Cnlg) in contratto di collaborazione fissa (ex art. 2 del Cnlg), lavorando da casa (una forma di telelavoro atipica) secondo le clausole fissate nel verbale di accordo 15 ottobre 2013 e stipulato anche "con l'obiettivo di contenere i costi redazionali”. Il verbale di accordo del 31 gennaio relativo al “secondo livello aziendale” ha un punto forte quando afferma che, nel periodo di vigenza del protocollo, l’accodo c.d. “fasce retributive” non troverà applicazione. Le fasce hanno un minimo e un massimo e tutti i redattori, in base alle qualifiche, galleggiano tra la cifra minima e la cifra massima di stipendio. Lo sviluppo di carriera economica viene assicurato a tutti. L’eliminazione delle fasce ha creato un notevole malumore nel corpo redazionale: si teme un possibile calo di fatto degli stipendi nel tempo come conseguenza dei mancati adeguamenti alla parte alta delle fasce. Nel documento figura anche un capitolo autonomo sulla formazione. Rilevanti i paragrafi dedicati alle future assunzioni e ai trasferimenti nonché ai piani di smaltimento delle ferie e dei permessi. I giornalisti che verranno assunti dopo la firma dell’accordo per due anni saranno al minimo di stipendio contrattuale “al fine di garantire la sostenibilità economica delle nuove iniziative”. L’accordo sulle “fasce”, che risale ai primissimi anni 90 del secolo scorso, è stato sempre giudicato un rimedio efficace contro la politica dei due pesi e delle due misure nella gestione del personale giornalistico, eliminando sul piano economico dislivelli eccessivi all’interno del corpo redazionale e assicurando di conseguenze trattamenti economici dignitosi anche a chi non fa parte di cordate o di gruppi di pressione organizzati a livello sindacale. In redazione c'è anche preoccupazione per la rimodulazione delle voci della parte alta della busta paga. Il destino de Il Sole 24 Ore, come di tutta la stampa italiana, è legato alla ripresa del gettito pubblicitario e delle vendite non tanto attraverso il canale delle edicole quanto attraverso le edizioni digitali.
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