
|
 |
|
VADEMECUM ESSENZIALE PER LA CAMERA DEI DEPUTATI CHE L’8 GENNAIO DISCUTE DI NUOVI TAGLI ALLE PENSIONI. Il prelievo sulle pensioni configura una violazione del giudicato costituzionale (sentenza 116/2013 che lo aveva abrogato). Lo ha scritto la Corte costituzionale in numerose pronunce che sono vincolanti per il Parlamento e per il Presidente della Repubblica, che, come è noto, era intervenuto informalmente sulla Camera, incontrando il veto di Matteo Renzi. Il nostro ordinamento riconosce una particolare tutela ai trattamenti pensionistici, che hanno natura di retribuzione differita “sicché il maggior prelievo tributario rispetto ad altre categorie risulta con più evidenza discriminatorio, venendo esso a gravare su redditi ormai consolidati nel loro ammontare, collegati a prestazioni lavorative già rese da cittadini che hanno esaurito la loro vita lavorativa, rispetto ai quali non risulta più possibile neppure ridisegnare sul piano sinallagmatico (degli impegni reciproci tra le parti, ndr) il rapporto di lavoro”. Il Parlamento dovrebbe riflettere su questo assunto: il fare “rivivere norme già divenute inefficaci in conseguenza del loro annullamento da parte della Corte” contrasta con il “rigore del precetto racchiuso nel primo comma dell’articolo 136” che impone al legislatore di uniformarsi alla “immediata cessazione dell’efficacia della norma illegittima” (Corte costituzionale, sentenza 73/1963).
di Franco Abruzzo
TESTO IN ALLEGATO
|
 |

|