PENSIONI - Come i governi truccano le carte
di Marco Volpati www.affaritaliani.it 27/12/2013
Cinquemila euro netti al mese corrispondono all’incirca a un lordo di 100mila. E’ una condizione non di ricchezza, ma di tranquillo agio, sufficiente a non patire la crisi. Si può dunque pensare che a quel livello si possa dare di più. A patto che il prelievo sia equo, cioè tocchi tutti i redditi: lavoro, pensioni, rendite. Ecco perché sei mesi fa la Corte Costituzionale ha stabilito che non era ammissibile un contributo a carico dei soli pensionati, indicando a Governo e Parlamento la strada da seguire, e cioè togliere equamente a tutti: pensionati, lavoratori dipendenti, professionisti, lavoratori autonomi, imprenditori. Semplice no? Se si prelevasse l’uno per cento su tutti i redditi sopra i 100mila euro verrebbe fuori una bella cifra da destinare a fini sociali. Così semplice che il governo Letta e il Parlamento hanno fatto il contrario, reintroducendo in forma mascherata, per i soli pensionati, quel balzello dai 90mila euro in su che la Consulta aveva bocciato. Perché non lo si è esteso a tutti i redditi alti, perseverando su una strada incostituzionale? Perché solo così si può far finta di non alzare le tasse: imporre l’uno per cento generalizzato vuol dire aumentare di un punto l’aliquota massima (dal 43 al 44 %). Dunque intestarsi un inasprimento fiscale che destra e sinistra hanno giurato di non volere. Meglio nascondere i balzelli in tanti angolini: i bolli, le raccomandate, l’imposizione sui titoli, le accise, i tributi comunali, i tagli alle spese deducibili. In questo modo si può raccontare al popolo che le tasse non crescono (anzi, che scenderanno, in futuro). Poco importa se ogni volta i dati a consuntivo mostrano che in vent’anni la pressione fiscale non è mai scesa, anzi è salita con tutti i governi: azzurri, rossi, tecnici o multicolori. Si dà persino per scontato che fra qualche mese, massimo un anno, la Corte Costituzionale annullerà il prelievo, ordinando la restituzione di quel che si era trattenuto (come già sta avvenendo con il “contributo di solidarietà” sottratto ai pensionati tra 2011 e il 2013). E perciò si dovranno trovare nelle pieghe del bilancio dello Stato i fondi necessari. Ma chi vivrà vedrà. La UE ce lo sta rimproverando: l’Italia va avanti scaricando debiti e costi sui bilanci futuri, e ogni premier pensa “dopo di me il diluvio”. Forse è per questo che piove sempre più spesso; e la gente, alzando gli occhi al cielo, pensa al governo. (IN http://www.affaritaliani.it/Rubriche/Controvento/come-i-governi-truccano-le-carte.html)
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