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PENSIONI. Il congelamento e la beffa delle detrazioni

di Enrico Marro
Corriere della Sera

Roma, 22  ottobre 2013. Non c’è pace per i pensionati. La riforma della previdenza Fornero aveva bloccato l’adeguamento all’inflazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo per il biennio 2012-2013. Il disegno di legge di Stabilità del governo Letta contiene un nuovo blocco della perequazione, per tre anni, dal 2014 al 2016, ma per le pensioni superiori a sei volte il minimo, pari a 2.972,6 euro al mese. La manovra colpisce però anche le pensioni di importo compreso fra 1486,3 euro e 2.972,6 euro, cioè fra tre volte e sei volte il minimo. Per queste, infatti, l’adeguamento all’inflazione non sarà pieno, ma parziale. Per la precisione, la rivalutazione ai prezzi sarà garantita al 90% per i trattamenti complessivamente superiori a tre volte il minimo e pari o inferiori a quattro volte il minimo (1981,7 euro), «con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi». Sarà penalizzato quindi l’intero importo della pensione e non solo la parte eccedente tre volte il minimo. Stessa cosa per gli assegni di importo fra quattro e cinque volte il minimo, cioè 2.477,2 euro al mese, che saranno complessivamente indicizzati al 75%, e per le pensioni fra cinque e sei volte il minimo che saranno adeguate solo al 50% dell’andamento dei prezzi. Chi ha una pensione oltre 2.972,6 euro se la vedrà invece interamente congelata ancora per un triennio. Il disegno di Stabilità contiene anche un «contributo di solidarietà» sulle quote di pensione eccedenti i 150mila euro annui. Per tre anni, 2014-16, sugli importi compresi fra 150mila e 200mila euro lordi annui, è dovuto un contributo del 5%, che sale al 10% sugli importi fra 200mila e 250mila euro lordi al 15% sulle somme eccedenti i 250mila euro lordi. Dal prelievo deriveranno maggiori entrate nette di 12 milioni all’anno nel triennio. Coloro che subiranno il contributo dal 5 al 15% sono circa 3.500 su un totale di 16,5 milioni di pensionati. I quali poi non beneficeranno delle sia pur modeste detrazioni per i lavoratori dipendenti, ma, se scatterà il taglio al 18% dell’aliquota delle spese detraibili, perderanno in media 25 euro di sgravi all’anno.


 





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