Home     Scrivimi     Cercadocumenti     Chi è     Link     Login  

Cerca documenti
Cerca:
in:


Documenti
Attualità
Carte deontologiche
CASAGIT
Corte di Strasburgo
Deontologia e privacy
Dibattiti, studi e saggi
Diritto di cronaca
Dispensa telematica per l’esame di giornalista
Editoria-Web
FNSI-Giornalismo dipendente
Giornalismo-Giurisprudenza
  » I fatti della vita
INPGI 1 e 2
Lavoro. Leggi e contratti
Lettere
Ordine giornalisti
Premi
Recensioni
Riforma professione
Scuole di Giornalismo e Università
Sentenze
Storia
Tesi di laurea
TV-Radio
Unione europea - Professioni
  I fatti della vita
Stampa

DIFFAMAZIONE/5. RETTIFICA SENZA COMMENTO? UN BUCO NELL'ACQUA. Escludere la possibilità di commentare la rettifica vanifica la possibilità di regolare così la maggior parte delle querele per diffamazione, perché una rettifica così concepita equivale a una totale ritrattazione del giornale e non c'è nessun bisogno di cambiare la legge per far cadere la querela quando l'autore dell'articolo si rimangia tutto e si cosparge il capo di cenere.

di Alberto Spampinato - www.ossigenoinformazione.it

Con la norma che impone di pubblicare senza commento le precisazioni e le rettifiche affinché ciò valga a non essere querelati per diffamazione, il Parlamento rischia di fare un buco nell'acqua, di perdere una buona occasione per disciplinare la diffamazione a mezzo stampa in modo efficace, limitando l'uso intimidatorio che si fa delle querele e allineandosi alla più moderna giurisdizione internazionale che poggia su un pilastro essenziale: l'interazione fra media e lettori.


Nella società interconnessa in cui viviamo, la completezza dell'informazione e i diritti delle persone sono entrambi rispettati solo se, con un fair play sconosciuto in Italia, oltre alle notizie, i media propongono ai loro lettori, le precisazioni e le rettifiche che ricevono dalle persone chiamate in causa. Questo fair play è necessario anche nella faziosissima Italia e può affermarsi se è  incoraggiato da norme sulla diffamazione che scoraggiano toni e metodi guerreschi e incoraggiano una corretta dialettica.


È evidente che per arrivarci serve è un disarmo bilaterale: da parte dei giornali e da parte dei querelanti. I giornali devono rinunciare a parlare ex cattedra, a dire la loro negando ai lettori di conoscere le repliche risentite, le smentite e le rettifiche delle persone che chiamano in causa. In Italia nella maggior parte dei casi un giornale pubblica le repliche che contraddicono ciò che è stato scritto solo se un giudice obbliga a farlo con una sentenza. Questa prassi non va a onore del giornalismo.


A loro volta, le persone che di volta in volta si ritengono danneggiate, soprattutto se sono personaggi pubblici, devono rinunciare a reagire alla pubblicazione di una notizia scorretta impugnando la querela o chiedendo un risarcimento con la stessa furia che un tempo (non molto tempo fa) ispirava i duelli per lavare l'onore offeso e che oggi ispira liti giudiziarie che mirano a svillaneggiare o a distruggere chi ha osato intaccare la propria credibilità. Nei duelli cavallereschi, oggi possiamo dirlo, non era la verità a trionfare, ma la forza e l'abilità nell'uso delle armi. In democrazia invece deve trionfare proprio la verità, che non è puramente soggettiva, ma una conoscenza che si forma attraverso la percezione colettiva,  è difficile da cogliere, può essere falsamente rappresentata da una informazione sbagliata o incompleta, ma può essere corretta e precisata da ulteriori messaggi.


Chi è impegnato nella vita pubblica, soprattutto chi riveste incarichi e funzioni di rappresentanza, non può prescindere da questa realtà. Deve accettare che i cittadini formino la propria opinione attraverso i media e che i media possano esprimere critiche e dubbi che intaccano la sua credibilità. E deve sapere che il modo più civile ed efficace di ristabilire la verità consiste nel fare conoscere la propria versione dei fatti agli stessi lettori che hanno ricevuto il messaggio negativo. Perfino di fronte alla ingiusta contestazione di un'accusa circostanziata (l'attribuzione di un fatto determinato, dice la legge) il modo migliore di "lavare l'onta" consiste nell'ottenere che lo stesso giornale che ha formulato l'accusa faccia sentire l'altra campana, presenti la propria versione in modo visibile, rispettoso, e la legge dovrebbe riconoscere che se la controversia viene chiarita in questo modo non c'è spazio per ulteriori rivalse.


La legge in discussione alla Camera ha imboccato questa strada, ma l'ha lasciata a metà. Il testo considera causa di non punibilità sul piano giudiziario la pubblicazione della rettifica, ma a condizione che essa sia pubblicata senza commento. Qui casca l'asino.


Escludere la possibilità di commentare la rettifica vanifica la possibilità di regolare così la maggior parte delle querele per diffamazione, perché una rettifica così concepita equivale a una totale ritrattazione del giornale e non c'è nessun bisogno di cambiare la legge per far cadere la querela quando l'autore dell'articolo si rimangia tutto e si cosparge il capo di cenere.


Ragionevolmente invece si può pretendere che un giornale ospiti tempestivamente una replica formulata in modo rispettoso. Si può perfino imporre che quel giorno, nella stessa pagina, nella stessa edizione non sia seguita da nessun commento o confutazione, ma non si può impedire che successivamente possa essere pubblicata una controreplica per precisare e confutare, con lo stesso rispetto, la controverità che è stata esposta. È indispensabile concedere questa facoltà se non si vuole ricadere nel duello in cui i contendenti sparano uno per volta e vince chi ha la mira migliore. La verità è fatta di molte sfumature. Spesso non vengono colte tutte al primo approccio. Ci si avvicina alla verità per approssimazioni successive.


E allora perché non ammettere  precisazioni e repliche che a loro volta possono richiedere precisazioni? Ad esempio, se un giornale ha scritto che Tizio è sospettato ragionevolmente di aver rubato mille pecore, e Tizio smentisce dicendo che non è vero, il giornale a cui si impone di pubblicare la smentita deve poter replicare, se ciò gli risulta: è vero che ha rubato mille pecore, ma 999. O si ragiona così o il rischio che vinca il più forte resta altissimo.


ASP - OSSIGENO


Questa notizia è riproducibile citando la fonte


Per informazioni ossigenoinformazione@gmail.com


TESTO in http://www.ossigenoinformazione.it/2013/09/diffamazione5-rettifica-senza-commento-un-buco-nellacqua-31334/


data 15/16 settembre 2013


 





Editore/proprietario/direttore: Francesco Abruzzo - via XXIV Maggio 1 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - telefono-fax 022484456 - cell. 3461454018
---------------------------------
Decreto legge n. 63/2012 convertito con la legge 103/2012. Art. 3-bis (Semplificazioni per periodici web di piccole dimensioni): 1. Le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro, non sono soggette agli obblighi stabiliti dall'articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, dall'articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e dall'articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62, e ad esse non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 26 novembre 2008, e successive modificazioni. 2. Ai fini del comma 1 per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l'offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati.
---------------------------------
Provider-distributore: Aruba.it SpA (www.aruba.it) - piazza Garibaldi 8 / 52010 Soci (AR) - Anno XV Copyright � 2003

Realizzazione ANT di Piccinno John Malcolm - antconsultant@gmail.com