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Cremona. Settimanale “Mondo Padano”. Cronista dà una notizia fondata e precisa. L’editore Giovanni Arvedi licenzia il direttore Antonio Leoni colpevole di aver difeso il suo redattore e di aver disposto la pubblicazione della notizia. Chi tocca i potenti può essere messo alla porta dagli amici dei potenti. L’editore rivendica il diritto di controllare i testi anche tramite i suoi collaboratori diretti. Pubblichiamo il commento di Paolo Zignani su "Quaderni corsari". Frattanto al cronista Fabrizio Loffi è stata tolta la firma. Il patto di non aggressione tra Arvedi e l’editore della “Provincia di Cremona”. La documentazione trasmessa all’Ordine di Milano. Se ne occuperà il “Consiglio territoriale di disciplina” di prossima nomina. IN CODA la vicenda nei blog.

Milano, 10 aprile 2013. Pubblichiamo la nota apparsa su "Quaderni Corsari" relativa all'inatteso ed improvviso licenziamento di Antonio Leoni direttore responsabile di Mondo Padano, settimanale cremonese, dopo soli sette numeri dalla sua riapparizione, per aver rifiutato la censura dell'editore e nel contempo aver difeso un redattore, assumendosi la responsabilità dell'articolo ("siccome l'articolo l'ho letto e autorizzato io, licenziate me, invece che un padre di famiglia assolutamente incolpevole": ha detto) L'editore, cav. Giovanni Arvedi, aveva infatti chiesto ad Antonio Leoni il licenziamento  in tronco del redattore Fabrizio Loffi autore di una notizia assolutamente esatta, riguardante Publieventi (emanazione del quotidiano locale La Provincia)  sotto inchiesta della Guardia di Finanza per non aver giustificato la spesa di centomila euro ottenuti dal Comune di Cremona per la realizzazione della manifestazione  Festival di Mezza Estate.


Da notare che la stessa "La Provincia" il giorno dopo l'uscita della notizia su "Mondo Padano", ha pubblicato la medesima  notizia, negli stessi termini, confermando la professionalità del giornalista di Mondo Padano che l'aveva redatta e quindi la regolarità del comportamento del direttore che l'aveva approvata. Il licenziamento è stato preceduto di 24 ore da una raccomandata inviata per conoscenza allo stesso Antonio Leoni nella quale si informava la tipografia che era vietata la stampa di Mondo Padano senza la approvazione di Giovanni Arvedi o dell'amministratore delegato Mario Caldonazzo o del loro collaboratore Renato Crotti. La lettera di licenziamento ad Antonio Leoni  che nel frattempo aveva rifiutato la censura preventiva di "Mondo Padano, porta la data del 5 aprile. Tutta la documentazione è stata invita all'Ordine dei Giornalisti di Milano.


Il direttore è un giornalista notissimo a Cremona, già direttore per 16 anni dello stesso Mondo Padano, premiato con medaglia d'oro  giovedì 28 marzo dall'Ordine per i suoi 50 anni di iscrizione all'Albo. Va detto che la città di Cremona è in subbuglio e sono oltre quattrocento gli interventi di solidarietà ad Antonio Leoni su vari tipi di media (facebook etc.). Nessuno si è schierato a giustificare il comportamento dell'editore. Al direttore Antonio Leoni sarebbe stato concesso di pubblicare il suo commiato ai lettori, ma soltanto dopo l'eventuale censura dell'editore. Ovviamente Leoni ha rifiutato.


Come si è detto, Il giornalista professionista"colpevole" secondo l'editore è Fabrizio Loffi che ha poi ricevuto l'ordine di pubblicare eventuali ulteriori articoli su altra materia senza firmarli. E così è avvenuto sul numero 8 di Mondo Padano lunedì scorso in edicola.  La direzione del giornale è stata assunta dal giornalista professionista Francesco Tartara.


Il caso è stato raccontato e commentato dal giornalista Paolo Zignani su "Quaderni corsari" nei termini  che riprendiamo in pieno in questa e.mail:


 


Il mese di fuoco di Antonio Leoni: dalle garanzie di libertà al patto segreto Arvedi-Piva, con una possibile azione legale in vista. Direttore esautorato d’imperio ancor prima del licenziamento


da QUADERNICORSARI • 9 APRILE 2013


  


Per tre volte Giovanni Arvedi chiama Antonio Leoni per proporgli la direzione di Mondo Padano. La terza telefonata, da quel che ci viene riferito risale al mese di ottobre, siamo approssimativi per forza, ha mostrato tutta la buona volontà dell’industriale di “liberare la città” dai noti potenti personaggi locali (non può mancare il cognome del senatore Pizzetti) dando una svolta all’informazione locale con un rinnovato Mondo Padano, testata libera più che mai. “Basta dipendere da quelli che decidono al posto degli altri, finiamola con quelli che ti mettono il cappello in testa”. Non solo Pizzetti nel mirino, anche altri illustri personaggi del centrodestra, fra economia, politica, editoria locale.


Arvedi ha voglia di pulizia e garantisce ad Antonio Leoni piena libertà, anche nell’ipotesi teorica in cui l’Arpa renda noto un documento su un’inquietante emissione di diossine, oltre la norma, da parte dell’acciaieria. Nessuna censura, neanche sulle diossine! Questa era la garanzia data da Arvedi a Leoni, persino al cospetto di testimoni: libero di scrivere anche sullo stesso Arvedi! L’intenzione del cavaliere d’acciaio sarebbe stata quella di riportare a Cremona un dibattito onesto e pulito. Antonio Leoni accetta l’incarico di direttore. Leggendo il suo primo editoriale si nota la commozione di Antonio Leoni, tornato al settimanale che aveva fondato e che a distanza di tanti anni risorge.


Ma le buone intenzioni dell’editore non hanno avuto lunga vita. Si poneva oggettivamente un problema: quali rapporti ci sarebbero stati con il quotidiano della Libera agricoltori “La Provincia di Cremona”? L’industriale fa parte infatti del cda della Società editrice cremonese. consiglio d’amministrazione composto da agricoltori più un industriale. Anomalia storica.


Veniamo messi al corrente infatti di un patto di non aggressione fra Mondo Padano e La Provincia di Cremona, di cui Antonio Leoni non sarebbe stato informato. Per Leoni però, assunto come direttore, vale la parola dell’editore, vale soprattutto il contratto scritto e firmato, che gli dà il pieno ruolo di direttore responsabile dell’uscita del settimanale, con tutti i poteri previsti dal contratto nazionale. Anche se ogni volta che tocca La Provincia anche solo sfiorandola qualcosa inizia a scricchiolare.


Esiste appunto un patto di non aggressione fra Mondo Padano e La Provincia e società connesse compresa PubliEventi, all’insaputa del direttore del settimanale. E’ una regola che limita fortemente i poteri del direttore. Dal fatto che Leoni è stato licenziato proprio per un articolo di Fabrizio Loffi su PubliAEventi, il cui presidente è ancora Antonio Piva, pare che il direttore Leoni sia stato tenuto clamorosamente all’oscuro di un simile accordo fra editori.


Allora che cosa bisogna pensare? che Leoni sia stato usato semplicemente come luccicante specchietto per le allodole. Il Vascello di Leoni era un simbolo di libertà di parola on line in mezzo a una stampa intrappolata dai propri mille interessi territoriali.


Antonio Leoni viene a sapere alla vigilia di Pasqua durante un’assemblea di redazione che nessuna notizia che abbia a che fare con La Provincia debba uscire: lo afferma Giovanni Arvedi, presente in carne e ossa.


Mentre Arvedi rivela alla redazione l’accordo con Piva chiunque può leggere la dedica dell’editore su una prima pagina di Mondo Padano incorniciata e appesa alla parete “con la più grande stima nei confronti di Antonio Leoni per il lavoro sin qui compiuto e con la preghiera di rivolgere oltre agli auguri di Pasqua un grazie anche alla redazione”.


Antonio Leoni si sente un paravento, e quale altro direttore di animo libero e non incline al compromesso l’avrebbe pensata diversamente? Ma non tutti i direttori sono così. ce ne sono di vari tipi, certo. Può anche darsi che lo stesso Arvedi sia stato pieno di buone intenzioni, senza rendersi conto dell’ombra incombente di Antonio Piva.


Resta il fatto che non sembra che ci sia stato un canale di comunicazione Arvedi-Leoni all’altezza di un rapporto regolamentato come quello fra direttore ed editore. L’editore è proprietario ma il direttore risponde e gestisce, firma ogni pagina prima della pubblicazione, anche quella scritta alcuni giorni prima della vigilia di Pasqua da Fabrizio Loffi, che riprendeva una notizia già nota, sviluppandola, per approfondire il tema dell’inchiesta della Finanza su PubliAEventi, che ha ricevuto 100mila euro dal comune per il Festival di Mezza Estate ma non ha sinora presentato il rendiconto della spesa. Notizia che tutti conoscono già.


La Provincia riprende la notizia pubblicata da Mondo Padano per aggiungere che è solo questione di tempo e che non ci sono problemi.


Antonio Leoni, e tantomeno Fabrizio Loffi si può immaginare, non sapevano del patto fra editori al momento della stesura dell’articolo su PubliAEventi. Lo hanno saputo solo alla vigilia di Pasqua.


Giovanni Arvedi, uscito l’articolo di Loffi, chiama di nuovo Leoni. Incontro teso nella sede di Finarvedi il martedì prima di Pasqua.


Arvedi afferma di aver ricevuto una telefonata da Antonio Piva: “Vi avevo raccomandato di non pubblicare niente su La Provincia. Piva mi ha detto che ho mancato al patto: ho fatto una brutta figura io e Mario Caldonazzo, che ha eseguito materialmente la trattativa con Piva”. Arvedi ordina il licenziamento di Fabrizio Loffi: “Vai e licenzia Loffi”.


Leoni ribatte che Loffi non ha colpa e risponde che non avrebbe detto niente a Loffi, aggiunge che non sapeva nulla del patto con Piva e che comunque avrebbe pubblicato l’articolo lo stesso.


Abbiamo sentito ben sei fonti, per arrivare a ricostruire il colloquio. Sei fonti indirette, in un intreccio fra sentito dire e rimbalzi di echi di corridoio, tam tam di cellulari, sms, email, instant message su skype. Di tutto. Anche incontri furtivi. Sei esseri umani hanno preteso l’anonimato con giuramento sul caos che domina l’universo per rivelare i fatti, che hanno un seguito turbinoso.


A Fabrizio Loffi arriva una lettera raccomandata a mano: gli hanno tolto il diritto di firma. Può anche scrivere, ma non può firmarsi. Sul numero in edicola non c’è la sua firma.


Giovedì scorso è arrivata un’altra lettera, stavolta ad Antonio Leoni: il giornale potrà uscire solo su permesso di Giovanni Arvedi, Mario Caldonazzo e Renato crotti. Leoni così, direttore responsabile, non può uscire col consenso del direttore responsabile. così Leoni resta responsabile ed eventuale destinatario di querele, anche se non ha più il controllo del giornale.


Antonio Leoni diventa di fatto un passacarte fra redattore e Arvedi. Se per ipotesi Arvedi, Caldonazzo o Crotti aggiungessero qualcosa di querelabile, verrebbe querelato Leoni per omesso controllo, anche il controllo di fatto non l’ha più.


In tal modo viene violato l’articolo 6 del contratto nazionale Fnsi-Fieg, che stabilisce quali sono i poteri del direttore. Vero che i rapporti si erano fatti incandescenti ma casi del genere non ne avevamo mai sentiti, nella nostra beata innocenza. Sapevamo di situazioni molto peggiori (direttori senza personalità, senza orgoglio professionale) ma non di un caso così singolare.


Leoni allora avrebbe reso nota il proprio imbarazzo, rivendicando in una lettera le attribuzioni del direttore responsabile, che gli sono state tolte con quella lettera che affida la testata ad Arvedi-caldonazzo-crotti.


Di conseguenza, e solo ora, Leoni viene licenziato: non gode più della fiducia dell’editore. Ma aveva già perso ancora prima del licenziamento i poteri riconosciuti dal contratto nazionale.


Renato Crotti fa sapere a Leoni, proprio mentre gli consegna la lettera di licenziamento, che Arvedi offre all’ex direttore di scrivere un articolo di saluto ai lettori, naturalmente visionato da Arvedi prima della pubblicazione. Leoni non accetta. Sul numero in edicola di Mondo Padano non appare nessuno articolo di saluto da parte di Antonio Leoni e nessuna di Fabrizio Loffi, messo in castigo.


Allora che succederà: Leoni chiederà il risarcimento danni? ci sarà un’azione legale?


La questione è pesante. Gli animi sono ancora surriscaldati. Le parti in gioco studieranno il da farsi.


Si era partiti con l’intenzione di restituire a Cremona un dibattito libero e aperto, ma il monopolio si è rafforzato.


Ognuno può rendersi conto della gravità di questo stato di fatto: gravità per i lettori, cui viene meno il diritto di essere informati. Troppi interessi vincolano il giornale La Provincia. Arvedi, a quanto pare, ha provato a svincolarsi dagli agricoltori della Libera ma ha dovuto cedere. Antonio Leoni ha pagato di persona. Fabrizio Loffi pure.


E continuano a pagarla cara i lettori.


Nella gerenza risulta direttore responsabile Francesco Tartara, ma per una distrazione appare ancora responsabile dell’emissione dei dati Antonio Leoni. E alcune foto sono pubblicate come “immagini di Antonio Leoni”.


 


Altra vergogna a Mondo Padano: tolto il diritto di firma a Fabrizio Loffi


da QUADERNICORSARI • 10 APRILE 2013


Normalmente lo sciopero della firma è uno degli strumenti usati dal giornalista per protestare, con gesto invisibile che però i lettori attenti comprendono. È un modo di lottare che non danneggia il giornale, cui i giornalisti normalmente si sentono visceralmente attaccati, e dà un segnale all’editore. Lo si usa individualmente, per questioni personali, di princìpio.


A Mondo Padano no. Mondo Padano è riuscito a capovolgere anche questa manifestazione di protesta. È l’editore che protesta contro il giornalista impedendogli di firmarsi.


Fabrizio Loffi, giornalista professionista, non ha commesso errori. La notizia su PubliAeventi è vera ma dà fastidio ad Antonio Piva, editore del giornale La Provincia. Che colpa ne ha Loffi se la Guardia di Finanza esiste e indaga? È stato Loffi a non rendicontare o qualcuno di PubliAEventi sotto la responsabilità guarda caso di Piva? La responsabilità chiaramente è di Piva. Il Comune ha versato 100mila euro all’amico editore, presidente anche di PubliAEventi, per il Festival di mezza estate, e PubliAEventi ancora non ha presentato il rendiconto. Non ha cioè dimostrato come ha usato quei soldi. Quando saremo degni di saperlo?


Il prossimo passo potrebbero essere le punizioni corporali? O lo sciopero dell’editore contro i giornalisti?


 


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