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NUOVO ALLARME ROSSO PER L'INPGI/1: la modifica di un verbo nella conversione in legge del decreto Milleproroghe ora all'esame della Camera rischia di affossare l'ingresso dei comunicatori nell'INPGI 1 e l'ampliamento della platea contributiva.

Nota di Pierluigi Franz/ Sindaco INPGI

30.1.2020  Un emendamento di due deputati grillini al disegno di legge n. 2325 di conversione del decreto legge Milleproroghe all'esame della Camera rischia di vanificare del tutto l'ingresso dei comunicatori nell'INPGI 1 e l'ampliamento della platea contributiva, che é, invece, assolutamente necessario e indispensabile per il salvataggio dell'ente previdenziale dei giornalisti lavoratori subordinati che si trova a corto di liquidità con un "rosso" attuale di ben mezzo milione di euro al giorno per aver fronteggiato a sue spese senza aiuti da parte dello Stato, pur essendo l'unico ente previdenziale sostitutivo dell'INPS in base alla legge Rubinacci del 1951, la gravissima crisi dell'editoria con il pensionamento e prepensionamento di ben 3.500 giornalisti dal 2015 in poi che ha svuotato le redazioni di agenzie di stampa, quotidiani e periodici, fungendo in pratica da bancomat per gli editori (l'INPGI 2, che assicura le pensioni ai giornalisti lavoratori autonomi, naviga invece a gonfie vele con le casse piene e un boom di iscritti).

Gli onorevoli Davide Aiello e Claudio Cominardi del Movimento Cinque Stelle hanno infatti usato una sorta di abile e sottile stratagemma, modificando un verbo e sostituendo quindi il termine "adotta" con "può adottare". In tal modo viene furbescamente stravolto il senso di una frase dell'originaria legge CRESCITA del 1° Governo Conte perché il termine "adotta" vincolava il Governo ad emanare "uno o più regolamenti diretti a disciplinare, senza nuovi o maggiori oneri ovvero minori entrate per la finanza pubblica, le modalità di ampliamento della platea contributiva dell’INPGI" per la quale sono stati già bloccati ora per allora nel bilancio dello Stato 1 miliardo 575 milioni di euro, frazionati in 9 anni dal 2023 al 2031, corrispondenti ai preventivati contributi previdenziali di 13 mila 900 comunicatori lavoratori subordinati che verrebbero dirottati dall'INPS all'INPGI 1. Viceversa se fosse per assurdo approvato l'emendamento 11.4 dei due parlamentari grillini, cliccare su

http://documenti.camera.it/leg18/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2020/01/23/leg.18.bol0311.data20200123.com0105.pdf, il Governo non avrebbe più alcun obbligo di ampliare la platea dei contribuenti e l'INPGI 1 si troverebbe nel baratro senza poter neppure chiedere - come sarebbe doveroso - di anticipare dal 2023 al 2021 l'ingresso dei 13 mila 900 comunicatori.

L'emendamento 11.4 non può, né deve essere quindi approvato dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, né dall'assemblea di Montecitorio.

                                                                                                                                 ****************************

Testo aggiornato al 30 gennaio 2020 dell'articolo 16-quinquies, comma 2, del decreto-legge 30  aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58 (Disposizioni in materia previdenziale), pubblicato sul Supplemento ordinario n. 26 alla Gazzetta Ufficiale n. 151 del 29 giugno 2019 e successivamente modificato dall'art. 11 del decreto legge milleproroghe 30 dicembre 2019 n. 162 (Proroga di termini in materia di competenza del Ministro del lavoro e delle politiche sociali), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 305 del 31 dicembre 2019, cliccare su https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2019-06-29&atto.codiceRedazionale=19A04303&elenco30giorni=false e https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2019-12-31&atto.codiceRedazionale=19G00171&elenco30giorni=false

Comma 2.

L'Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola» (INPGI), nell'esercizio dell'autonomia di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, con provvedimenti soggetti ad approvazione ministeriale ai sensi dell'articolo 3, comma 2, del citato decreto legislativo n. 509 del 1994, è tenuto ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, misure di riforma del proprio regime previdenziale volte al riequilibrio finanziario della gestione sostitutiva dell'assicurazione generale obbligatoria che intervengano in via prioritaria sul contenimento della spesa e, in subordine, sull'incremento delle entrate contributive, finalizzate ad assicurare la sostenibilità economico-finanziaria nel medio e lungo periodo.

Entro  il termine perentorio del 30 giugno 2020, l'INPGI trasmette ai Ministeri vigilanti un bilancio tecnico attuariale, redatto in conformità a quanto previsto dal  comma 2 dell'articolo 2 del citato decreto legislativo n. 509 del 1994, che tenga conto degli effetti  derivanti dall'attuazione delle disposizioni del  primo  periodo  del  presente comma, e sino alla medesima data é  sospesa, con riferimento alla sola gestione sostitutiva dell'INPGI, l'efficacia delle  disposizioni di cui al comma 4 dell'articolo 2 del citato decreto legislativo n. 509 del 1994.

Qualora il bilancio tecnico non evidenzi la sostenibilità economico-finanziaria di medio e lungo periodo della gestione sostitutiva dell'assicurazione generale obbligatoria, al fine di ottemperare alla necessità di tutelare la posizione previdenziale dei lavoratori del mondo dell'informazione e di riequilibrare la sostenibilità economico-finanziaria della gestione previdenziale dell'INPGI nel medio e lungo periodo, il Governo adotta uno o più regolamenti, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, diretti a disciplinare, senza nuovi o maggiori oneri ovvero minori entrate per la finanza pubblica, le modalità di ampliamento della platea contributiva dell’INPGI.

Per le finalità di cui al terzo periodo del presente comma e per evitare effetti negativi in termini di saldo netto da finanziare, a seguito dell’eventuale passaggio di soggetti assicurati dall’INPS all’INPGI, ferma restando comunque la necessità di invarianza del gettito contributivo e degli oneri per prestazioni per il comparto delle pubbliche amministrazioni allo scopo di garantire la neutralità in termini di indebitamento netto e di fabbisogno, sono accantonati e resi indisponibili nel bilancio dello Stato i seguenti importi: 159 milioni di euro per l’anno 2023, 163 milioni di euro per l’anno 2024, 167 milioni di euro per l’anno 2025, 171 milioni di euro per l’anno 2026, 175 milioni di euro per l’anno 2027, 179 milioni di euro per l’anno 2028, 183 milioni di euro per l’anno 2029, 187 milioni di euro per l’anno 2030, 191 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2031.

All’onere di cui al quarto periodo del presente comma si provvede a valere sui minori oneri in termini di saldo netto da finanziare derivanti dal presente decreto.

                                                                                                                    xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

EMENDAMENTO n. 11.4 DEI DEPUTATI DAVIDE AIELLO E CLAUDIO COMINARDI ALL'ART. 11 del DECRETO LEGGE MILLEPROROGHE PRESENTATO ALLA COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI DELLA CAMERA DISEGNO DI LEGGE n. 2325

 

http://documenti.camera.it/leg18/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2020/01/23/leg.18.bol0311.data20200123.com0105.pdf

 

Al comma 2 aggiungere, in fine, la seguente lettera:

b-bis) al terzo periodo le parole: « il Governo adotta » sono sostituite dalle seguenti: « il Governo può adottare ».



  1. 4. Davide Aiello, Cominardi.



                                                                                                                                          ************************

 

...

 

[Messaggio troncato]  Visualizza intero messaggio

 

Daniela Aurelia Stigliano

09:34 (6 ore fa)

a pierluigi, d_bertani@yahoo.com, Valerio, Nicola, ancillafumagalli@gmail.com, marco.libelli@gmail.com, Andrea, apatarga@yahoo.ca, knalti, Cristiano, alessandro, Pierangelo, ELENA, giancarondi@gmail.com, paolo.trombin@mediaset.it, Massimo, romano, giuseppe, sgoldmau@gmail.com, marina.sbardella@virgilio.it, sbardella.marina@gmail.com, Donato, me, fabruzzo39@yahoo.it, Marco, gigi.ronsisvalle@gmail.com, Tamara, danielanovelli1@libero.it, Valeria, Gallizzi, Vittorio

 

Caro Pierluigi, perché ti sembra una notizia drammatica?

I comunicatori o chi per loro comunque non salverebbero le nostre pensioni ma solo le poltrone di qualcuno per qualche anno... Non solo. La stessa Corte dei Conti ha spiegato bene che la norma non è chiara e non si sa neppure quali siano le fonti di finanziamento. La dizione "può adottare", in questo contesto, mi sembra del tutto appropriata. Mi spiace solo che arrivi dai grillini invece che dall'interno governo che, responsabilmente, dovrebbe mettere in sicurezza non l'Inpgi (come dice la propaganda della maggioranza) ma le nostre pensioni!

 

Buona giornata a tutti, Daniela

 

 

pierluigi roesler franz

Cara Daniela, avresti assolutamente ragione a definire non drammatica la notizia se lo Stato, comportandosi così come ha finora fatto con l'INPS, rimborsasse all'INPGI 1, in quanto unico ente sostitutivo dell'INPS, quanto ha pagato di tasca propria per centinaia di milioni di euro per i contributi figurativi dovuti ai giornalisti di aziende fallite o per Cigs, disoccupazione o contratti di solidarietà, per i contributi pensionistici dal 1970 in poi - ex art. 31 dello Statuto dei lavoratori - di giornalisti eletti deputati, senatori, parlamentari europei, sindaci di grandi città, consiglieri e governatori di Regioni, nonché per TFR di aziende fallite, ecc. ecc. Ma non mi sembra che lo Stato sia intenzionato ad aprire il portafoglio.

Come sai si é già volatilizzato anche il tesoretto di 62 milioni di euro accumulato in una decina d'anni dall'INPGI 1 grazie al contributo dei giornalisti pensionati per effetto del blocco della perequazione delle pensioni e al doppio taglio delle pensioni stesse prima per legge dal 2014 al 2016 per quelle superiori ai 91 mila 250 euro lordi l'anno e poi dal 1° marzo 2017 al 29 febbraio 2020 per quelle superiori ai 38 mila euro lordi l'anno. I pensionati INPGI hanno quindi fatto ampiamente la loro parte rispettando il cd. "patto intergenerazionale" e dal 1° marzo prossimo, cioè tra un mese esatto riprenderanno ad incassare la pensione INPGI 1 piena senza alcun taglio.

Peraltro con la legge di bilancio per il 2020 il 2° Governo Conte in aperta contraddizione con la legge CRESCITA ha incredibilmente dato via libera a centinaia di altri prepensionamenti di giornalisti di aziende in crisi che colpirà ulteriormente l'INPGI 1 perché lo Stato con le due leggine del 2009 rimborserà annualmente al massimo 20 milioni di euro fino all'età pensionabile di vecchiaia di ciascun giornalista prepensionato, ma non rimborserà nulla all'INPGI 1 del grave danno conseguente al mancato introito di pesanti contributi previdenziali da parte di giornalisti espulsi dalle redazioni all'apice della loro carriera.

Di conseguenza il bilancio INPGI 1 del 2020 dovrebbe con ogni probabilità chiudere in "rosso" per circa 200 milioni di euro e la riserva tecnica dovrebbe scendere a 2,2 anni contro i 2,5 anni attuali, mentre la legge impone 5 anni.

Di fronte a questi dati che mi sembrano inoppugnabili le soluzioni di salvataggio dell'INPGI 1 sono circoscritte a tre:

1) alla riduzione delle spese (contrazione di stipendi e di compensi) che può portare ad un risparmio contenuto e percentualmente quasi insignificante, ma che va comunque assolutamente perseguito;

2) all'ampliamento della platea contributiva con ingresso dei comunicatori, dei giornalisti di uffici stampa pubblici che oggi versano all'INPS con la legge 150 inattuata da 20 anni (Comuni, province, regioni, enti pubblici, università, federazioni sportive, grandi imprese, società quotate in Borsa, enti istituzionali, ministeri e organi costituzionali, ecc.), dei commentatori sportivi ex atleti o ex allenatori, dei 3 mila finti Co.co.co. che versano oggi all'INPGI 2, dei finti programmisti registi, finte cessioni del diritto d'autore, finti autori testi ecc. Insomma tutti coloro che svolgono realmente attività giornalistica di natura subordinata, ma che hanno in corso contratti di lavoro autonomo mascherato, dovrebbero a mio parere rientrare sotto l'ombrello esclusivo dell'INPGI 1 anche come articoli 2 del C.C.N.L.G.;

3) all'intervento dello Stato che risarcisca l'INPGI 1 di quanto ha anticipato per suo conto in tutti questi anni quale unico ente previdenziale privatizzato sostitutivo dell'INPS in base alla legge Rubinacci del 1951.

Ma sei proprio sicura che lo Stato abbia intenzione di mettere in bilancio un solo euro a favore dell'INPGI?

Ecco quindi che se non si vuole mandare all'aria l'Istituto, violando l'art. 38 della Costituzione, occorre aumentare il prima possibile le sue entrate contributive.

Vogliamo davvero rinunciare ai 13.900 comunicatori? Benissimo, ma con chi li sostituiamo in brevissimo tempo per mettere in sicurezza l'INPGI? La coperta o la tiri di qua o la tiri di là!

Ciao e a presto

Pierluigi Franz

 

 

Daniela Aurelia Stigliano

Caro Pierluigi,

non riesco a risponderti compiutamente perché sono in redazione. Solo poche cose sparse.Fino al 2013, il conto tra entrate e uscite per ammortizzatori sociali era a vantaggio dell'Inpgi: troppo spesso si dimentica di dire che al nostro Istituto arrivano anche i contributi relativi a cigs & co. Per tre anni il contro è stato negativo mentre ora è di nuovo positivo. Ma la cosa più importante è che gli ammortizzatori sociali, e soprattutto i prepensionamenti pagati dallo Stato, hanno salvato centinaia di posti di lavoro (compreso il mio, se a qualcuno interessa). Oltre alla solidarietà di categoria, a cui io ancora credo, esiste anche una questione "contabile": i prepensionati sono usciti con qualche anno di anticipo, quindi sono stati persi i loro contributi appunto per pochi anni; se avessimo perso il lavoro in centinaia o migliaia di colleghi, non sarebbero entrati i nostri contributi propabilmente per sempre. Con un danno per l'Inpgi ben superiore.

 

Quanto alle soluzioni, quella dei comunicatori è la più aleatoria e pericolosa, perché i numeri se li sono inventati Macelloni e Iorio: chiedi a Boeri e Tridico. Quei dati sono falsi, semplicemente. E la norma è inattuabile.

L'unica soluzione concreta è avere la garanzia dello Stato per le nostre pensioni come per quelle di tutti gli altri lavoratori dipendenti italiani. Iniziamo a vedere, per esempio, se quei soldi stanziati per dare ristoro all'Inps possono essere semplicemente trasferiti all'Inpgi una volta che sia tornato pubblico. E poi trattiamo con il governo.

Io la penso così. E credo che questo sia l'obiettivo di Sos Inpgi.

Un abbraccio, Daniela

 

Nicola Borzi

Concordo totalmente con quanto scritto da Daniela.

Aggiungo che il percorso di confluenza eventuale dei comunicatori nell'Inpgi non è affatto certo nemmeno nel caso venisse varato il decreto attuativo.

Non lo è perché ai comunicatori e alle aziende per le quali lavoranon non si può impedire ope legis di cambiare contratto né di cambiare inquadramento o mansioni.

Non lo è perché in ogni caso dalla loro confluenza scaturirebbe una valanga di vertenze con costi elevatissimi e rischi legali a non finire.

La soluzione NON sono i comunicatori ma la garanzia pubblica per le nostre pensioni, quelle attuali e quelle future.

aggiungo che parlare di comunicatori come soluzione ci indebolisce.

  

 

 

 

 

 




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