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Pensioni: Cida, da oggi è mobilitazione per protestare "contro tutte le forme di 'esproprio' degi assegni, quelli in essere e quelli futuri". Giorgio Ambrogioni: "NO AGLI SCIPPI!", "Siamo aperti al confronto e a fare la nostra parte, ma siamo pronti a manifestare in tutte le sedi il nostro profondo dissenso, per difendere e salvaguardare i nostri diritti, i nostri legittimi interessi, la nostra immagine sociale e professionale".


Roma, 30 ottobre 2018. - Parte oggi la mobilitazione della Cida per protestare "contro tutte le forme di 'esproprio' delle loro pensioni, quelle in essere e quelle future". E' quanto dichiarato da Giorgio Ambrogioni, presidente di Cida, la confederazione dei manager e delle alte professionalita', al termine del convegno 'Non per equita' ma per cassa', svoltosi a Roma. "Tramontata l'assurda proposta di legge sul cosiddetto ricalcolo delle pensioni medio-alte - ha sottolineato - al suo posto ecco l'ennesima ipotesi di 'contributo di solidarieta'' a scapito delle stesse categorie di pensionati. Una formula apparentemente piu' sobria, ma non per questo meno ingiusta, visto che sono anni che la nostra categoria versa contributi di solidarieta' senza che si riesca a dare una risposta organica e strutturale ai problemi che li hanno motivati". Insomma, ha insistito Ambrogioni, "smantellato il 'castello' dell'equita', resta la cassa, ossia la strada piu' facile, per il legislatore, per reperire le risorse necessarie a sostenere l'azione di governo: i redditi da pensione. Inoltre, quello che trapela in merito alla nuova versione del 'contributo di solidarieta', che potrebbe durare 5 o piu' anni ed essere applicato all'intero ammontare del reddito da pensione, anziche' sulla quota eccedente i 90mila euro lordi annui (gia' di per se' grave), fa rabbrividire Saremmo di fronte - ha attaccato ancora Ambrogioni - a un vero e proprio esproprio o meglio ancora a uno scippo, cui si aggiungerebbe anche un nuovo blocco, totale o parziale, della perequazione all'inflazione, un'altra misura demagogica e profondamente iniqua". E ha continuato: "Ma il lato peggiore di questa situazione e' l'averci dipinti, agli occhi dell'opinione pubblica, come dei privilegiati, una casta che percepisce 'pensioni d'oro' che vanno tagliate per ripristinare una presunta e vagheggiata equita' sociale. Al contrario, 'pensioni d'oro' e' un termine insultante, manipolante, demagogico, e socialmente divisivo. Come dirigenti stiamo subendo attacchi inaccettabili sotto vari profili, attacchi che, tra l'altro, costituiscono un errore strategico gravissimo, da parte di chi ha un ruolo istituzionale: delegittimando la dirigenza di un paese si delegittimano quelle figure e quei ruoli alto-professionali che nella incertezza generata dalle grandi trasformazioni in atto, hanno, piu' di altri, la grande responsabilita' di guidare imprese e pubbliche amministrazioni verso i necessari cambiamenti economici e sociali. Mai come ora - afferma il presidente della Cida - c'e' bisogno di classi dirigenti rispettate e riconosciute come tali per i valori che esprimono e le competenze di cui sono portatrici, per i risultati che hanno conseguito: noi di Cida rappresentiamo questa classe dirigente. Ed e' per questo che contrastiamo e contrasteremo con tutte le nostre forze quelle componenti politiche che stanno tentando di delegittimarci additandoci come una casta privilegiata, autoreferenziale, indifferente ai temi della solidarieta' tra le generazioni. Il nostro impegno nel sociale e' noto - ha ricordato - sia a livello di organizzazione, sia individualmente. Non possiamo piu' accettare gogne mediatiche e decurtazioni forzose dei nostri redditi che, a cascata, provocherebbero anche contrazione del gettito fiscale e dei consumi". E ha concluso: "Nei prossimi giorni metteremo a punto un piano di azioni per contrastare e ribaltare questo scenario, con le modalita' piu' efficaci per scuotere il mondo della politica e delle istituzioni dal 'sonno della ragione' in cui sono cadute. Siamo aperti al confronto e a fare la nostra parte, ma siamo pronti a manifestare in tutte le sedi il nostro profondo dissenso, per difendere e salvaguardare i nostri diritti, i nostri legittimi interessi, la nostra immagine sociale e professionale". (AGI)





 





 





 





 






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