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INPGI. Martedì 22 marzo il Consiglio generale dovrà scegliere i vertici, ma la nebbia è fitta: Andrea Camporese per la presidenza punta le sue carte sulla fedelissima Marina Macelloni (Il Sole 24 Ore), "Stampa democratica" contrappone Enrico Castelli (Rai). Edmondo Rho fa ticket con Paolo Serventi Longhi. In bilico la costituzione di parte civile dell'ente nel processo Sopaf che vede il presidente imputato di truffa e corruzione. Per le preoccupazioni sulla situazione finanziaria dell’Istituto, sono molti i giornalisti, così come i neoeletti consiglieri (di qualsiasi schieramento), che invocano un assetto nel Cda equilibrato, di “mediazione”, in nome degli interessi generali e non di parte, che pensi a lavorare in maniera unitaria per risollevare la Fondazione. E' il ritratto di Daniele Cerrato.

di Francesco M. de Bonis

12.3.2016 - Maggioranza in frantumi sulla scelta del candidato presidente dell’Inpgi? Sembrerebbe così, a giudicare dalla riunione che si è tenuta giovedì scorso nella stanza che Andrea Camporese, numero uno uscente dell’Istituto imputato a Milano con l’accusa di corruzione e truffa aggravata ai danni dell’Ente (il processo inizia il 21 aprile), occupa ancora per qualche giorno in via Nizza. Una riunione a cui erano invitate solo alcune delle componenti che costituiscono attualmente il governo della Fnsi. Al quarto piano della sede dell’Inpgi sono stati convocati i “capi” delle correnti, di cui solo pochi anche eletti consiglieri generali. Nella migliore tradizione di far discendere qualsiasi decisione dall’alto invece di coinvolgere i diretti interessati (con tutti i rischi che ne conseguono, quando si va alla prova del voto). Ma in questo caso non erano neppure presenti tutti i possibili “referenti” regionali degli eletti che si sono presentati alle elezioni sotto le insegne de “L’Inpgi siamo noi - 2016”, ribattezzata “lista Camporese”.



L’area di più stretta fedeltà al presidente uscente risulta oggi formata dal Capss (presente con il segretario Fnsi Raffaele Lorusso e la ligure Alessandra Costante, ma assente il veneto Enrico “Chicco” Ferri, finora stratega assoluto del gruppo ma bocciato alle urne come consigliere generale pensionato), dai romani di Paolo Serventi Longhi e dalla milanese Nuova Informazione, a cui si associano anche il consigliere di amministrazione uscente Edmondo Rho e il suo amico Domenico Affinito (componente del Comitato di comparto del Fondo immobiliare “Giovanni Amendola”). Uomini e donne di Camporese hanno subito messo le carte in tavola, proponendo il ticket Marina Macelloni presidente e Serventi Longhi vicepresidente. Pochi altri propongono Edmondi Rho e Paolo Serventi Longhi vice, che dovrebbero alternarsi alla guida dell'Istituto (due anni a testa).  A queste ipotesi si è opposta Stampa Democratica, rappresentata dal leader Giovanni Negri (candidato pensionato non eletto per la seconda volta di seguito), dal presidente della Lombarda Paolo Perucchini e dalla segretaria aggiunta Fnsi Anna Del Freo. Negri ha controproposto la candidatura alla presidenza dell’Inpgi di Enrico Castelli, che è da poco alla guida del Fondo di previdenza complementare. Una candidatura “strategica”, secondo i più, che avrebbe dovuto aprire la strada a una soluzione di compromesso sostenuta da tutta la maggioranza. Ma il gioco non ha funzionato. Stampa Democratica è rimasta isolata. L’altro segretario aggiunto Fnsi, Carlo Parisi, non ha preso una netta posizione, ma si sa che ha strappato un consigliere a Negri (è Antonello Capone), suscitado le ire pubbliche dell'ex presidente della "Lombarda". Negri, quindi, potrebbe contare su 4 voti ed appare condannato alla irrilevanza. Ma l'ex sindacalista/poligrafico della Uil ha molte frecce nel suo arco e non è persona che si rassegni alla sconfitta.  E i fedelissimi di Camporese si sono arroccati sulla loro ipotesi, ritenuta l’unica percorribile. Fumata nera, insomma. Anzi, nerissima. Con rinvio a una nuova riunione (lunedi 21). Nel tentativo di non arrivare al Consiglio generale di martedì 22 marzo con posizioni contrapposte e liste separate per l’elezione dei dieci componenti giornalisti del Cda dell’Inpgi. E con la paura di ripercussioni sulla tenuta della Fnsi, in particolare degli assetti federali, a partire dalla Segreteria guidata da Lorusso.



L’appuntamento di lunedì 21 dovrebbe essere allargato ad altre aree della maggioranza federale che alle elezioni Inpgi hanno però deciso di correre in contrapposizione alla lista Camporese. Ma i cui voti, nell’impasse del momento, fanno gola a tutti e in particolare ai sostenitori dell’accoppiata Macelloni-Serventi Longhi. Tra loro, i più corteggiati sarebbero i romani che fanno capo a Paolo Butturini, gli emiliani e i toscani. La mossa di coinvolgerli sarebbe stata decisa dal presidente uscente dell’Istituto ma forse non concordata con gli altri partecipanti all’incontro, e questo potrebbe portare ancora più contrasti invece di favorire una composizione del disaccordo. Possibile composizione evidentemente sgradita a chi con arroganza vuole imporre la propria visione del mondo e le proprie decisioni sui destini della categoria. Il sospetto avanzato da più parti è che lo scontro sui nomi nasconda in effetti il vero nodo del prossimo Cda dell’Inpgi: la decisione sulla costituzione di parte civile nel processo Sopaf. Una decisione che qualsiasi persona di buon senso riterrebbe scontata, ma che così non appare ai paladini di Camporese, quasi più preoccupati da questa questione che dei problemi drammatici che affliggono l’Istituto di previdenza.



La posizione di Macelloni e Serventi Longhi sarebbe di non procedere in questa direzione, magari con la scusa - già addotta quando il Cda uscente rinunciò a procedere e l’Inpgi si presentò al processo contro i Magnoni solo come parte offesa - che resta sempre aperta la strada per chiedere i danni in sede civile. Una prospettiva che allungherebbe i tempi di recupero dei soldi. Oppure, sostenendo che sul punto dovrebbe esprimersi il Consiglio generale in sede di definizione del programma di “governo” dell’Istituto per il prossimo quadriennio, che viene sottoposto anche ai ministeri vigilanti. La prima riunione utile del Consiglio sarebbe però quella di maggio per l’approvazione del bilancio 2015, fuori tempo limite per la costituzione di parte civile.  In entrambi i casi, la mancata decisione potrebbe esporre gli amministratori dell’Inpgi a eventuali rivalse in sede civile, penale e amministrativa: in primo luogo i neoconsiglieri del Cda e pure quelli passati, che sembra siano però coperti da apposite polizze assicurative (pagate con i soldi dell’Inpgi e decise senza preventivo assenso del Consiglio generale), ma anche gli stessi consiglieri generali.  Anche per questo, e per le preoccupazioni sulla situazione finanziaria dell’Inpgi, sono molti i giornalisti, così come i neoeletti consiglieri (di qualsiasi schieramento), che invocano un assetto nel Cda equilibrato, di “mediazione”, in nome degli interessi generali e non di parte, che pensi a lavorare in maniera unitaria per risollevare l’Istituto. Una soluzione che sembrerebbe individuare in Daniele Cerrato, attuale presidente della Casagit, eletto in Piemonte all’interno dello schieramento “L’Inpgi siamo noi - 2016”, l’uomo che potrebbe rappresentare una figura di garanzia tra i 60 potenziali candidati al vertice dell’Ente.





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