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Stampa

Aurelio Biassoni:
“Castellaneta tradita.
Preoccupa e allarma
il logorio interno
delle istituzioni
dei giornalisti”.
“Occorre fermare subito questo gioco al massacro, occorre che chi ricopre incarichi e presidenze nei vari organismi di categoria abbia un briciolo di responsabilità e la smetta di strumentalizzare le situazioni per una semplice, ormai sempre più inutile guerra di potere interna”.

di Aurelio Biassoni - consigliere nazionale della Fnsi


Stiamo assistendo in questi giorni a quello che a breve, di questo passo, potrebbe risultare il nostro funerale anticipato. Già negli ultimi anni la credibilità della categoria giornalistica è stata seriamente incrinata, e la nostra capacità di fare lobby e farci ascoltare e rispettare dalle istituzioni, dalla politica, dagli editori e dalle categorie economiche si è sempre più indebolita. Una categoria, la nostra, che era uscita dal Congresso della FNSI di Castellaneta con minore forza contrattuale e rappresentativa rispetto al passato, ma proprio per questo consapevole che l'unità interna e un rilancio affidato al coinvolgimento sempre maggiore dei giovani erano requisiti indispensabili per ripartire.


Purtroppo però quelle premesse di cui tutti ci si era detti consapevoli, sono state poi tradite dai fatti. Stiamo assistendo in queste settimane ad un preoccupante scadimento e logorio interno, con lotte intestine semplicemente inqualificabili. Quello che sta succedendo a Roma sul rinnovo contrattuale (contestazioni spesso strumentali, bugie, mancanza di un quadro di riferimento chiaro), quello che sta succedendo all'Associazione Lombarda (vedi ad esempio il siparietto sulla veridicità della cronaca dell'ultimo direttivo riportata da F.M. De Bonis, da alcuni suffragata, da molti altri accusata di essere menzognera), il tira e molla e le vicende che hanno interessato il rinnovo dei vertici del Circolo della Stampa (alla fine riusciamo a farci ancora più male chiamando pure la Digos ai seggi), per non parlare del tutti contro tutti sulla situazione in cui versa oggi la Casagit. Giornalisti contro giornalisti, ovunque e comunque. Con quale fine? Far fuori qualcuno da una carica o da una presidenza per fargli subentrare un altro della propria corrente o di quella divenuta temporaneamente amica per reciproca convenienza? Intanto non solo chi assiste dall'esterno, ma soprattutto coloro che ogni volta, ad ogni appuntamento elettorale interno alla categoria sono chiamati a votare per sentirsi rappresentati e tutelati, stanno sempre più perdendo fiducia nella credibilità delle istituzioni interne.


Occorre fermare subito questo gioco al massacro, occorre che chi ricopre incarichi e presidenze nei vari organismi di categoria abbia un briciolo di responsabilità e la smetta di strumentalizzare le situazioni per una semplice, ormai sempre più inutile guerra di potere interna. In questo momento, c'è solo da rimboccarci tutti le maniche e lavorare insieme, assumendoci tutti comunemente le proprie responsabilità, perché si giunga ad un contratto il più possibile condiviso (dietro una possibile sfiducia ai vertici della FNSI, in questo momento c'è solo il vuoto), perché la Casagit non sia ulteriore terreno di scontro da utilizzare con il solo intento di poter accusare tizio o caio, perchè il Circolo della Stampa di Milano possa continuare a mantenere quel prestigio e quell'immagine che lo hanno sempre caratterizzato. E via dicendo. Occorre davvero, subito, adesso, una assunzione comune di responsabilità, dire veramente stop, basta, allo stillicidio di queste ultime settimane.


E nello stipulare un vero, reale patto d'onore tra tutti, serve probabilmente dare più spazio e ascolto anche alla voce di chi nei vari organismi della categoria rappresenta oggi le generazioni più giovani. I pensionati sono una fetta importante del giornalismo italiano, ma alla guida dei vari organismi associativi non possono esserci solo pensionati. Perché la nostra è una categoria che, per fortuna, non è ancora andata in pensione e non intende ancora andarci, nonostante tutto. Il bagaglio di esperienza e conoscenze di figure, per restare in Lombardia, come Abruzzo, Negri, Gallizzi e tanti altri, è estremamente importante, ma lo è innanzitutto se messo al servizio dei colleghi. E forse un po' di rinnovamento potrebbe pure portarsi via vecchie ruggini e rancori che non appartengono più alla nostra storia recente e che non è più accettabile contribuiscano ulteriormente a penalizzarla in un momento di per sè già difficile e complicato.


Milano, 2 dicembre 2008


 





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