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IL SOLE 24 ORE
del 27 aprile 2008

Lettera all’investitore
di Alberto Nosari

Mediaset, utile 2008
oltre i 520 milioni

Ricavi consolidati superiori ai 4,3 miliardi (+5%), di cui oltre 3,2 (+9%) attinenti all'Italia. LE PROIEZIONI L'Ebit dovrebbe risultare sostanzialmente in linea con il 2007 pur avendo assorbito i 70 milioni di rosso del digitale, che è stimato in utile dal 2011

di Alberto Nosari


 «La nostra strategia è chiara, precisa e lineare: consolidare la leadership nella televisione generalista, sviluppare un'offerta multicanale tramite una struttura multipiattaforma e potenziare le posizioni di forza conquistate sul mercato dei contenuti». Sono queste, puntualizza Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset dal 1996, le priorità a cui lavora lo staff che lo affianca al vertice del gruppo.


Strategia concretizzatasi in importanti acquisizioni nei contenuti, ma non solo. Mediaset ha conquistato Endemol, Medusa Film e Taodue diventando uno dei principali produttori di contenuti al mondo. Una realtà attiva in oltre 25 Paesi e destinata a registrare sviluppi significativi come si evidenzia anche dai risultati attesi per questo 2008, che per Endemol si dovrebbe chiudere con ricavi a 1,3 miliardi e un Ebitda in crescita a due cifre a circa 230 milioni.


Iniziative grazie alle quali, puntualizza Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente di Mediaset dal 2000, «siamo diventati l'unica major europea attiva su tutte le filiere del valore: dalla produzione dei contenuti alla distribuzione degli stessi facendo leva su un modello diversificato in quanto siamo leader nella televisione generalista e ci siamo precostituiti le condizioni per essere vincenti nel digitale terrestre».


Ma c'è pure altro poiché, continua il vicepresidente, «siamo attivi con successo anche nella pay tv, dove abbiamo superato di slancio i 2,5 milioni di utenti, e abbiamo una presenza articolata pure su internet, dove però l'approccio resta prudente/opportunistico, mentre il nostro network di trasmissione ha riconquistato l'utile operativo dopo i massicci investimenti realizzati negli scorsi anni per ammodernare gli impianti e predisporli al digitale terrestre».


E ciò, puntualizzano con orgoglio al quartier generale di Cologno Monzese, è stato conseguito grazie anche agli sforzi indirizzati allo sviluppo delle nuove opportunità. Il tutto, aggiungono, con la precisa finalità di «creare le condizioni per essere vincenti pure nel prossimo futuro senza intaccare quella redditività che nel presente consente di offrire uno yield del 7 per cento».


Risultati di grande soddisfazione, realizzati con il contributo di pressoché tutte le aree operative, a partire da quella raccolta pubblicitaria che ha evidenze importanti anche in questo primo scorcio del 2008. L'esercizio in corso, puntualizza Giuliano Adreani, amministratore delegato di Mediaset dal 1996 e capo di Publitalia, la concessionaria del gruppo, «è iniziato bene e nel primo bimestre abbiamo conseguito un progresso del 5 per cento; performance poi scesa a circa il 3% a fine marzo poiché il primo trimestre è stato influenzato dalle festività di Pasqua». Flessione recuperata ad aprile, anche per i motivi opposti. E tutto ciò rappresenta un buon inizio anche se, conclude il capo di Publitalia, «il percorso è ancora lungo e sarà necessario verificare l'andamento del primo semestre per poter esprimere un giudizio attendibile su un esercizio che potrebbe anche essere migliore a un 2007» chiusosi con un progresso poco al di sopra dell'1% nella raccolta.


La cautela è d'obbligo anche perché lo scenario congiunturale si è deteriorato, ma ciò, come ricordano a Cologno, non si è ancora riflesso sulla pubblicità e il futuro dipenderà dall'andamento del ciclo Usa. Più in particolare, precisano, se la recessione sarà breve e il recupero scatterà dal terzo trimestre, la raccolta pubblicitaria potrebbe risentirne solo marginalmente anche perché gli investimenti anticipano la ripresa e quindi il 2008 potrebbe essere un anno migliore al 2007 come ricordato.


Ma se il trend Usa dovesse peggiorare e permanere per tutto il 2008 gli effetti si estenderebbero presto all'Europa, riflettendosi anche sulla raccolta pubblicitaria in Italia e in Spagna, dove, fra l'altro, l'avvio del 2008 è stato lento anche perché ha sofferto di più dopo un quinquiennio di forte crescita e un 2007 chiusosi con un progresso dell'8,9% a oltre un miliardo di pubblicità.


Una dinamica che solo marginalmente potrà essere bilanciata dalle altre iniziative predisposte sul fronte internazionale. Da rilevare al riguardo che Mediaset ha investito circa 20 milioni in Cina per il 49% della joint finalizzata a raccogliere pubblicità per un canale sportivo che può contare su un bacino potenziale di 400 milioni di persone. Altri 20 milioni circa sono invece stati utilizzati da Telecinco per acquisire il 28% di un canale caraibico che trasmette in spagnolo su tutta la costa Est degli Stati Uniti. Iniziative di dimensioni contenute, ma considerate strategiche perché permettono di entrare in aree ad altissimo potenziale creando le condizioni anche per valorizzare al meglio pure alcuni contenuti di Endemol. Posizione destinata a rafforzarsi poiché Mediaset vuole replicare questi modelli ed ha allo studio numerosi dossier in aree ad alto potenziale e caratterizzati da un'offerta non ancora strutturata.


La partita comunque si giocherà per ora in Spagna e Italia, dove Mediaset vuole sviluppare un'offerta multipiattaforma, consolidando nel contempo la leadership in quella televisione generalista che «continuerà a dare grande soddisfazione perché rappresenta il veicolo attraverso il quale raggiungere il grande pubblico». E questo in quanto, aggiungono, «il calo dell'audience è collegato essenzialmente alle tematiche tecnologiche quali satellite, digitale e pay tv, che hanno frammentato gli ascolti erodendo audience alla televisione tradizionale senza però toglierle valore come testimonia l'andamento pubblicitario».


Nonostante ciò, comunque, Mediaset vuole giocare un ruolo di primattore anche sulle nuove piattaforme e così, come ricordato, ha investito oltre 500 milioni nelle infrastrutture del digitale terrestre e potenziato l'offerta a pagamento perché vuole coglierne le opportunità raddoppiando la quota di mercato nel comparto al 10% entro il 2010 quando i ricavi saranno aumentati da 120 a 300 milioni con oltre tre milioni di clienti; un business che nel 2008 perderà 70 milioni, ma che sarà in utile dal 2011.


Questo anche perché la cultura internet, ricordano, «ha creato un consumatore che vuole prodotti specifici ed è disposto a pagare per averli». Una domanda che noi, aggiungono, «vogliamo soddisfare predisponendo un pacchetto di offerta di qualità superiore alla tv generalista ma quantitativamente inferiore a quella completa disponibile su Sky». Nel contempo, concludono, continueremo a investire nel network di trasmissione poiché «il suo valore è destinato a crescere e raggiungerà il suo massimo nel momento del passaggio al digitale, quando valuteremo cosa farne».


Iniziative di grande respiro i cui effetti si dispiegheranno nei prossimi anni ma presenti nei conti in esame. Il consolidato 2008 dovrebbe presentare una progresso di oltre il 5% dei ricavi, attesi al di sopra dei 4,3 miliardi, di cui più di 3,2 attinenti all'Italia, che dovrebbe crescere del 9% grazie anche al contributo della pay tv. Più articolata la lettura dell'Ebit, che comunque dovrebbe restare sostanzialmente in linea con il 2007 pur avendo assorbito i 70 milioni di perdite del digitale. E se non subentreranno sorprese il conto economico dovrebbe chiudersi con un utile al di sopra dei 520 milioni, pari a una crescita vicina al 5% grazie anche a un tax rate in flessione al 37% in Italia e al 30% in Spagna. L'indebitamento dovrebbe restare sostanzialmente stabile a 1,2 miliardi dopo aver pagato i 107 milioni ai soci di Taodue.


  


Foto: Fedele Confalonieri è presidente dal 1996


Pier Silvio Berlusconi è vicepresidente dal 2000


Giuliano Adreani è amministratore delegato dal 1996


………………………………………..


IL SOLE 24 ORE  del 27 aprile 2008


Le valutazioni. Decisivo il trend del settore


Analisti divisi sulle prospettive del titolo


 


Mediaset scivola a 5,665 euro e si riavvicina al minimo di 5,15 euro del 13 marzo mentre sale al 18% il gap rispetto ai valori di inizio anno, quando è stato segnato il massimo dell'anno a 6,9 euro. Una dinamica caratterizzata da un'elevata volatilità, anche se nella sostanza riproduce il trend di un settore che continua a sottoperformare perché è considerato maturo oltreché esposto a una congiuntura che potrebbe appesantire ulteriormente l'evoluzione di una raccolta pubblicitaria considerata già oggi insoddisfacente.


I temi congiunturali sono quindi determinanti e su di essi si innestano le delusioni per un comparto, quello dei media, che secondo gli operatori «non è stato in grado di crearsi le condizioni per uscire da una crisi che potrebbe diventare strutturale». Ci sono poi le tematiche aziendali in quanto gli analisti sottolineano «l'inesorabile declino dell'audience e le incertezze regolatorie oltreché quelle implicite in un modello di business che non ha ancora deciso dove andare e come andarci».


Ed è anche per tutto ciò che la grande maggioranza degli analisti mantiene una certa cautela e si rafforzano coloro che suggeriscono di ridurre le posizioni, anche se non mancano i buy, come quello di Banca Leonardo e Banca Imi, i cui analisti ricordano che «è stata eccessivamente penalizzata e i prezzi attuali incorporano scenari eccessivamente negativi sull'evoluzione della pubblicità considerando l'andamento dei primi mesi, che evidenzia un progresso superiore al 3 per cento pur in presenza di uno scenario macro non favorevole».


L'indicazione di acquisto giunge pure da Esn, ove il 15 aprile hanno confermato l'accumulate dopo aver alzato il target price da 6,7 a 7 euro. L'outperform è confermato pure da Bernstein, i cui analisti hanno però ridotto il target price da 8 a 7 euro il 13 marzo per riflettere l'andamento del mercato.


Sul fronte dei cauti si collocano invece JP Morgan, Unicredit Mib e Intermonte, che conferma il neutral perché «le aspettative di breve sono migliori rispetto al settore, sul quale siamo comunque negativi perché la pubblicità resterà sotto tensione, mentre sui conti peserà il rallentamento di Telecinco oltreché le perdite del digitale». Il neutral è riproposto pure da Merrill Lynch, Credit Suisse, Euromobiliare e Mediobanca, dove ricordano che «l'evoluzione della raccolta pubblicitaria riflette il calo degli ascoltatori anche se il focus sui contenuti darà maggiore stabilità ai ricavi e un contributo potrebbe giungere dall'accelerazione dell'implementazione del digitale terrestre».


Goldman Sachs è invece passata da neutral a sell giovedì 24 aprile perché aveva sovraperformato rispetto ai competitor. L'indicazione di alleggerire le posizioni giunge pure da Deutsche Bank, Landsbanki Kepler e Cheuvreux, i cui analisti ripropongono l'underperform con target a 5,9 euro perché «restiamo cauti sulle prospettive della raccolta pubblicitaria nel medio termine anche perché sarà difficile mantenere una quota di mercato prossima al 35% considerando che l'audience è in flessione e la concorrenza delle piattaforme alternative è sempre più forte».


Considerazioni rigettate da Centrobanca, che ha iniziato la copertura il 12 febbraio con undervalued e target a 7 euro perché «rappresenta una storia interessante su cui puntare per la stabilità del business e l'alta redditività del dividendo, mentre i rischi regolatori si sono affievoliti e si rafforzano le attese sull'accelerazione nel passaggio al digitale». L'accumulate con target a 7 euro è riproposto pure da Banca Akros perché «resta sottovalutata sui fondamentali e presenta un buon rendimento mentre i rischi sono contenuti poiché i prezzi già scontano uno scenario da crescita zero». p Mediaset è indietreggiata a metà mese dopo aver testato l'importante resistenza a 6,20 €. Resta valida l'ipotesi che vede il titolo impegnato nella costruzione di una solida base sulla quale edificare un rimbalzo credibile. Due le condizioni per confermare tali attese. La tenuta dei supporti a 5,30/40 e il superamento dei citati ostacoli a 6,20 €. Obiettivi a 6,90 e 7,30. Discese sotto quota 5,30 invece introdurranno il test a 4,80/5,00€.


A cura di FTA Online


 


I CONSIGLI DI...


Intermonte


Confermiamo il neutral perché le aspettative di breve sono le migliori di un settore dove restiamo negativi


Banca Leonardo


Rilanciamo il buy perché la raccolta pubblicitaria dovrebbe riprendersi. Il titolo resterà sostenuto dall'elevato yield


Deutsche Bank


Manteniamo il sell perché lo scenario congiunturale è difficile e tratta con un premio eccessivo sui competitor


UniCredit Mib


Confermiamo l'hold; apprezziamo il modello di business, ma i conti risentono della maturità della tv


Banca Imi


Ribadiamo il buy perché i prezzi attuali incorporano scenari eccessivamente negativi sull'evoluzione della pubblicità


Landsbanki Kepler


Manteniamo il reduce perché apprezziamo la strategia, ma i suoi effetti economici sono da dimostrare


Euromobiliare


Confermiamo l'hold perché permane incertezza sulla capacità del modello attuale di generare un'alta redditività


 


 


 


 


 


   


 


 


 


 





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