Home     Scrivimi     Cercadocumenti     Chi è     Link     Login  

Cerca documenti
Cerca:
in:


Documenti
Attualità
Carte deontologiche
CASAGIT
Corte di Strasburgo
Deontologia e privacy
Dibattiti, studi e saggi
Diritto di cronaca
Dispensa telematica per l’esame di giornalista
Editoria-Web
FNSI-Giornalismo dipendente
Giornalismo-Giurisprudenza
I fatti della vita
INPGI 1 e 2
Lavoro. Leggi e contratti
Lettere
Ordine giornalisti
Premi
Recensioni
Riforma professione
Scuole di Giornalismo e Università
Sentenze
Storia
  » Tesi di laurea
TV-Radio
Unione europea - Professioni
  Tesi di laurea
Stampa

I mass media presentano i bambini come “kamikaze”, come se gli stessi volessero uccidere. La realtà è drammaticamente diversa: questi bambini sono l’ultimo anello di un sopruso che ormai non ha limiti. Va oltre l’umano. Sono bambini soli, orfani, bambini rubati ai genitori, bambini dati via dai genitori per fame, bambini senza nessuno, bambini rapiti, bambini sequestrati, bambini abusati per caso, presi dalla strada. Bambini condannati ad esplodere per uccidere! Allora chiedo ai giornalisti come cittadina di avere rispetto di queste morti infantili. Di smetterla di chiamare questi bambini kamikaze e di spendere dentro ogni notizia due parole per dire che sono bambini soli e abusati.

DI PAOLA PASTACALDI


15.1.2015. Bambini kamikaze. L’ho sentito tante volte sputato dalla radio, dalla tivù con metodo ossessivo e anche con una dose di orrore che però non si posava su quella parola. Bambini kamikaze, bambini che vogliono uccidere. Ascoltavo. Ed ero a disagio. C’era qualcosa di storto, pensavo mentre ascoltavo la radio e la tivù per l’ennesima volta in questi giorni maledetti di orrore, un orrore che non riguarda tanto e solo il presente, ma l’idea che questo sangue ci sta infilando sotto la pelle. Il futuro come sarà? Un orrore di uomini suicidi, di kamikaze donne che vogliono far fuori scuole intere di bambini, che vogliono far fuori tutti quelli che non la pensano come loro, di gente ammazzata a migliaia come poveri minuscoli insetti – ha detto un africano salvatosi dall’eccidio nigeriano –.  Orrore per atti che sino a poco tempo fa erano impensabili. L’orrore che il futuro davvero possa essere loro. Come ha scritto profeticamente Michel Houellebecq nel suo romanzo Sottomissione, che venderà tantissimo, ma che ancora non abbiamo letto. Forse ne saremo pieni e nauseati, prima ancora di averlo comperato.  Poi ho capito. Era la parola stessa bambini e bambine kamikaze che mi faceva stare male e che mi faceva provare qualcosa di strano. La velocità dell’informazione mi ha resa lenta, ho pensato. Ma alla fine ha prevalso l’umanità. Sì, l’intelligenza vera, sensibile, vigile sull’ umanità, oltre la professione, oltre la necessità di conoscere più notizie possibili sull’orrore che si va dipanando.


Ma questi bambini - mi sono gridata dentro d’impulso – non possono essere dei kamikaze. Qualcosa ha urlato dentro di me un “no” con tale ferocia che la mente ha quasi faticato ad accendere la ragione. Poi ho capito. Questi bambini sono l’ultimo anello di un sopruso che ormai non ha limiti. Va oltre l’umano. Sono bambini soli, orfani, bambini rubati ai genitori, bambini dati via dai genitori per fame, bambini senza nessuno, bambini rapiti, bambini sequestrati, bambini abusati per caso, presi dalla strada. Bambini condannati come fossero insetti. Bambini condannati ad esplodere per uccidere! Dio mio! Bambini che non sanno nemmeno cosa significhi kamikaze. Che forse non sanno nemmeno che accadrà loro. Fatti esplodere da lontano, diceono i cronisti con freddezza perché hanno fretta. Bambini kamikaze. Dio mio! Bambini kamikaze? Ma i giornalisti lo sanno cosa sono i kamikaze. I giornalisti sì che lo sanno che non esistono bambini kamikaze.  E allora? Allora chiedo ai giornalisti come cittadina di avere rispetto di queste morti infantili. Di smetterla di chiamare questi bambini kamikaze e di spendere dentro ogni notizia due parole per dire che sono bambini soli e abusati. In una disumanità priva di vergogna che nessuno poteva prevedere.  TESTO IN http://www.paolapastacaldi.it/document.php?DocumentID=935





 


 


 


 



 






Editore/proprietario/direttore: Francesco Abruzzo - via XXIV Maggio 1 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) - telefono-fax 022484456 - cell. 3461454018
---------------------------------
Decreto legge n. 63/2012 convertito con la legge 103/2012. Art. 3-bis (Semplificazioni per periodici web di piccole dimensioni): 1. Le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100.000 euro, non sono soggette agli obblighi stabiliti dall'articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, dall'articolo 1 della legge 5 agosto 1981, n. 416, e successive modificazioni, e dall'articolo 16 della legge 7 marzo 2001, n. 62, e ad esse non si applicano le disposizioni di cui alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 666/08/CONS del 26 novembre 2008, e successive modificazioni. 2. Ai fini del comma 1 per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l'offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati.
---------------------------------
Provider-distributore: Aruba.it SpA (www.aruba.it) - piazza Garibaldi 8 / 52010 Soci (AR) - Anno XV Copyright � 2003

Realizzazione ANT di Piccinno John Malcolm - antconsultant@gmail.com