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DIFFAMAZIONE TRAMITE MASS-MEDIA. Analisi di 195 sentenze emesse nel triennio 2003-2005 dalla Corte d’Appello penale di Milano.

I più colpiti da querela sono gli articoli di cronaca
(nel 44% dei casi), quindi gli articoli di critica
(40%) ed infine le interviste (per il restante 16%)



Milano, 26 febbraio 2007. Il Consiglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, considerato l’interesse suscitato dalle ricerche svolte in questi anni sulle sentenze emesse dal Foro Ambrosiano in materia di diffamazione tramite mass-media, rende noto che è stata ultimata una nuova ricerca riguardante le sentenze emesse nel triennio 2003-2005 dalla Corte d’Appello penale di Milano.  La ricerca verrà pubblicata nel numero 1/2/3 di “Tabloid”, mensile dell’ente, di imminente uscita.


Tale ricerca, svolta dagli avvocati Sabrina Peron ed Emilio Galbiati del Foro di Milano, è stata resa possibile dalla collaborazione dal dott. Giuseppe Grechi, presidente della Corte d’Appello di Milano, che ha autorizzato le  Cancellerie al rilascio di copie delle sentenze nel rispetto della normativa in materia di privacy.


Si possono però sin da ora anticipare alcuni dei dati più significativi che sono emersi:


·        numero sentenze: nel triennio 2003-2005, la Corte d’Appello penale ha emesso 195 sentenze in materia di diffamazione tramite mass-media;


·        durata del procedimento: la durata del processo penale di secondo grado (calcolato dalla data di deposito della sentenza di I° grado e quella di deposito della sentenza di II° grado) è di oltre di tre anni e mezzo. Mentre il lasso di tempo intercorrente tra la data di pubblicazione del “pezzo” incriminato e quella di deposito della sentenza di II° grado è di oltre 7 anni e mezzo;


·        tipologia di testata: i procedimenti penali hanno visto coinvolti vari tipi di testate nella seguente misura percentuale:


Ø       quotidiani nazionali 72%


Ø       periodici 21%


Ø       reti televisive 5%


Ø      quotidiani locali 2%


·        tipologia articoli diffamatori: i più colpiti da querela per diffamazione sono gli articoli di cronaca (nel 44% dei casi), quindi gli articoli di critica (40%) ed infine le interviste (per il restante 16% dei casi);


·        percentuali accoglimento/rigetto: nel 31% dei casi è stata dichiarata l’improcedibilità del giudizio per prescrizione del reato / decesso dell’imputato (25%) o per avvenuta remissione di querela (6%);  mentre nel restante 69% la Corte ha provveduto sul merito della fattispecie, per la maggior parte, rigettando l’appello e confermando il I° grado (41%) e, solo in misura minore (28%), accogliendo l’impugnazione con riforma del I° grado (per riforma si intende la modifica delle statuizioni, che in qualche occasione si è concretizzata nel loro inasprimento, in altre nella loro riduzione oppure, nella loro revoca integrale);


·        professione delle parti offese: tra le persone offese sono prevalentemente emerse le seguenti categorie professionali:


Ø      privati 21%


Ø      politici 19%


Ø      magistrati 19%


·        condanne: la pena della reclusione è stata comminata in un unico caso (nel quale peraltro la reclusione è stata ridotta da 24 mesi a 4 mesi e 15 gg.); le restanti sentenze hanno disposto la pena della multa, che nell’85% dei casi è stata inferiore ad €.1.000,00 e, nel restante 15%, non ha superato €.1.500,00;


·        risarcimento danni: in caso di condanna, in media, a favore di ciascun danneggiato, sono stati riconosciuti in via provvisionale13.399,38.


      Statuendo in via definitiva, invece, sempre a favore di ciascun danneggiato:


Ø      sono stati riconosciuti e liquidati danni morali in misura pari, in media, a € 6.975,56 (va detto però che escludendo dal campione una sentenza contenente statuizioni di condanna a favore di ben 56 parti civili, la predetta media potrebbe calcolarsi in € 14.339,27);


Ø      è stata comminata la sanzione civile in misura pari, sempre in media, a € 3.297,21.


 Infine, nel 59% dei casi le parti hanno scelto di adire la Corte di Cassazione.


 


 





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