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Corsi di formazione obbligatoria per i giornalisti. Michele Anzaldi (Pd): "A creare maggiori problemi è l'impossibilità per tutti gli Ordini regionali a far fronte a tutte le richieste dei giornalisti (110 mila circa), che se non maturano i crediti vanno incontro a sanzioni disciplinari. I free lance non possono spendere 700 euro per seguire un corso. La legge Severino? E’ una norma scritta male e applicata peggio”.


Roma, 10 novembre 2014. "Sui corsi di formazione obbligatoria per i giornalisti si sta alimentando una vera e propria speculazione, che colpisce in particolare i meno garantiti e i precari. Dagli ordini regionali sono arrivati molti riscontri positivi all'idea di mettere mano alla questione, mi auguro che anche l'Ordine nazionale ascolti la voce degli iscritti". È quanto sostiene il deputato del Partito democratico, Michele Anzaldi, in un intervento pubblicato su "Huffington Post" a proposito della riforma Severino sugli ordini professionali, che coinvolge anche i cronisti. "A creare maggiori problemi - scrive Anzaldi - è l'impossibilità per tutti gli ordini regionali a far fronte a tutte le richieste dei giornalisti (110 mila circa in tutta Italia), che se non maturano i crediti vanno incontro a sanzioni disciplinari. I corsi ufficiali e accreditati dagli ordini in molte regioni, soprattutto le maggiori, fanno fatica a soddisfare la domanda e i corsi, sottoposti peraltro ad un iter burocratico, sono già pieni da settimane, fino alla fine dell'anno con il risultato che per ottemperare alla normativa si ricorre anche ai corsi a pagamento".  "I cronisti devono quindi partecipare a proprie spese (si parla di costi anche di 700 euro) a corsi di formazione, sacrificando anche l'orario di lavoro. Per un freelance, ad esempio, la perdita è doppia: deve pagare il corso e durante le lezioni non può lavorare, perdendo quindi anche la retribuzione". "Di fronte a questa situazione - aggiunge Anzaldi - ho proposto la presentazione di un emendamento ad hoc, nel primo provvedimento utile all'esame del parlamento, per rivedere almeno il regolamento applicativo della legge Severino, e chiederò l'impegno di tutto il gruppo Pd. È chiaro che per la professione giornalistica esistono anche altre priorità, come la riforma dell'Ordine fermo a cinquanta anni fa, ma appare singolare che un settore già fortemente penalizzato dalla crisi economica e dalle ristrutturazioni aziendali debba subire anche il disagio di una norma scritta male e applicata peggio". (Il Velino)






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