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Emilio Fede indagato a Milano per false foto hot a Mediaset. Pm, ipotesi vendetta; lui nega, ne avevo solo una che consegnai. Mediaset precisa che "la risoluzione del rapporto di lavoro con Emilio Fede, la sua destituzione dalla posizione di direttore del TG4 e la conseguente definizione del trattamento di fine rapporto sono state determinate esclusivamente da ragioni di natura editoriale e giuslavoristica, in conformità alla prassi aziendale".


MILANO, 23 ottobre 2013.  Dice di aver avuto in mano solo una foto compromettente e di aver cercato di recapitarla al diretto interessato, cioè il capo dell'informazione di Mediaset Mauro Crippa, e poi, non essendoci riuscito, di averla consegnata "ad un autorevole personaggio del gruppo". Si difende così Emilio Fede dalla nuova tegola giudiziaria con al centro alcune fotografie imbarazzanti e presunti ricatti o vendette nei confronti dei vertici del Biscione che sarebbero cominciate quando fu licenziato dal TG4.    Il giornalista, ora indagato dal pm di Milano Silvia Perrucci con l'ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione assieme ad altre persone, fornisce una versione molto diversa dalla ricostruzione della Procura, e nega qualsiasi forma ricattatoria nei confronti di Mediaset. "E perché avrei dovuto farlo? Avevo già firmato con loro un contratto da consulente editoriale fino al 2015". Mediaset dal canto suo precisa che la risoluzione del rapporto con Fede ha avuto esclusivamente ragioni "di natura editoriale e giuslavoristica".


La vicenda, per la quale nei giorni scorsi la polizia giudiziaria si è recata negli uffici del gruppo ad acquisire le carte relative alla pratica che ha segnato la fuoriuscita di Fede, riguarda alcune foto, che a un primo esame dei peritisembrerebbero fotomontaggi, e che ritrarrebbero Crippa con transessuali. Foto che Fede, secondo l'inchiesta, avrebbe tirato fuori dal cassetto il 28 marzo 2010, giorno in cui gli è stato dato il benservito da Mediaset, e mostrato al capo dell'ufficio legale Pasquale Straziota che si era presentato con la lettera di licenziamento. Immagini queste poi sparite fino a quando non sono state sequestrate a casa dell'ex personal trainer di Fede, Gaetano Ferri, ex pugile già nei guai con la giustizia e finito alla ribalta delle cronache per una registrazione di confidenze carpite all'ex direttore del TG4 su presunti rapporti tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell'Utri e la mafia. Indagato a Milano per tentata estorsione perché avrebbe chiesto del denaro al giornalista in cambio del suo silenzio su altre vicende scottanti di cui sosteneva avere le prove, durante una perquisizione a casa sua vengono trovate altre registrazioni in cui si parla del caso Ruby e le fotografie al centro dell'indagine e che l'ex pugile agli investigatori ha dichiarato di aver ricevuto da Fede. Il quale, oggi, raggiunto al telefono, ha negato tutto: "Quella foto, l'unica che io ho visto e di cui conosco l'esistenza, mi era stata portata da Ferri".    "Si capiva che era un fotomontaggio - ha proseguito - e ho cercato di mettermi in contatto con Crippa per consegnargliela, ma in quei giorni è stato impossibile vedersi. Così ho chiamato un'altra importante personalità del gruppo". Inoltre Fede ha tenuto a precisare che "tutto ciò non accadeva il mio ultimo giorno da direttore di Rete4 a Mediaset, con cui comunque avevo già firmato un nuovo contratto settimane prima, e la persona a cui ho dato la foto non era l'avvocato Pasquale Straziota"."Di quella foto o di altre di quel genere se esistono – ha detto ancora il giornalista - non ho più saputo nulla e non capisco come un magistrato possa dare credito ad un personaggio come Ferri". Sulla vicenda è intervenuta con una nota anche Mediaset per precisare che "la risoluzione del rapporto di lavoro con Emilio Fede, la sua destituzione dalla posizione di direttore del TG4 e la conseguente definizione del trattamento di fine rapporto sono state determinate esclusivamente da ragioni di natura editoriale e giuslavoristica, in conformità alla prassi aziendale". La società "prende atto dell'esistenza di indagini a carico di Fede e di altri soggetti per un tentativo di ricatto che, come è evidente, non ha tuttavia impedito la risoluzione del rapporto di lavoro con quest'ultimo, né interferito con gli adempimenti successivi. Una volta accessibili gli atti di indagine, la società ed i suoi dirigenti adotteranno ogni ulteriore azione a propria tutela compresa l'eventuale costituzione di parte civile nei confronti dei responsabili dell'illecito". (ANSA).



 



  



  



 



 






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