IL SOLE 24 ORE dell’8 dicembre 2007 Riforma Gentiloni. Forum di «Magna Carta» Filtro o nuova lottizzazione? Divide la fondazione per la Rai
PRO E CONTRO. Debenedetti: non bastavano i guasti del duale, ora siamo al ternario o quaternario. Follini: ma sarà un aiuto a ridurre le ingerenze.
di Orazio Carabini
ROMA. Il più caustico è Franco Debenedetti, ex-senatore ds ma "eretico" a tempo pieno, soprattutto sulle questioni televisive. «Non bastavano i problemi del sistema duale: con la nuova Rai avremo una governance ternaria fatta da consiglio di amministrazione della società, board della fondazione, commissione parlamentare di vigilanza. Forse addirittura quaternaria, se si include anche l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni».
La fondazione che, secondo il disegno di legge Gentiloni sul riordino del servizio pubblico televisivo in discussione al Senato, dovrebbe fare da filtro tra la politica e l'azienda Rai suscita reazioni diverse tra i politici e gli esperti riuniti dalla fondazione Magna Carta in un seminario.
«La lottizzazione non si elimina da un giorno all'altro – sostiene il neoresponsabile dell'informazione del partito democratico Marco Follini – ma la fondazione aiuta. E può essere un passaggio verso l'amministratore unico (una proposta del segretario del partito Walter Veltroni, ndr) che semplificherebbe il ponte di comando, sia quello che regola i rapporti tra istituzioni e azienda sia quello interno alla società dove il direttore generale ha ben 50 riporti».
E se per l'ex-presidente della Rai Enrico Manca «in fondo il board della fondazione ha le funzioni di un consiglio di garanzia», per Antonio Pilati, membro del collegio dell'Antitrust, «il problema della governance esiste: meglio ridurre gli strati che aumentarli». «Il rapporto politica-Rai è inevitabile – è il parere di Gaetano Quagliariello, senatore di Forza Italia e presidente di Magna Carta – e deve essere il più chiaro possibile perché comporta un'assunzione di responsabilità. Il meccanismo di nomina del board della fondazione, inoltre, è contorto e rischia di contaminare con logiche politiche anche organizzazioni che a quelle logiche non sono abituate». Quagliariello critica poi la norma che attribuisce al ministro delle Comunicazione la fissazione del canone. «Se la Rai è controllata dal Parlamento e non dal Governo – dice Quagliariello – il 55% del suo fatturato non può dipendere dal Governo che diventa il vero padrone dell'azienda».
E la privatizzazione? Dimenticata da tutti? «Sono favorevole alla separazione del servizio pubblico dalla parte commerciale», si limita a dire Follini. Mentre Debenedetti fa autocritica: «Ho cambiato idea, meglio lasciare la Rai così com'è sotto una campana di vetro oppure chiuderla». «Con il progresso della tecnologia e con l'offerta che c'è oggi sul mercato – dice invece Pilati - la Rai si può privatizzare e il mercato stesso è in grado di fornire tutti i programmi e le informazioni che vanno sotto il nome di servizio pubblico». Intanto la legge naviga nei mari perigliosi del Senato. «Non è blindata, miglioriamola insieme», propone Follini.
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