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Comunicato dell’Ordine della Calabria: «Otto giornalisti condannati, senza neppure essere stati mai sentiti da un magistrato, per avere pubblicato notizie rilevate da un'ordinanza del gip di Salerno già notificata agli indagati e ai loro difensori e già impugnata dinanzi al Tribunale dei Riesame». Il decreto penale emesso dal gip di Salerno Maria Zambrano. Ignorate sia la Convenzione europea dei diritti dell’Uomo sia la giurisprudenza sul punto della Corte di Strasburgo (vincolante per i giudici dei Paesi Ue).

di www.corrieredellacalabria.it/


Catanzaro, 24 aprile 2014.  «Otto giornalisti condannati, senza neppure essere stati mai sentiti da un magistrato, per avere pubblicato notizie rilevate da un'ordinanza del gip di Salerno già notificata agli indagati e ai loro difensori e già impugnata dinanzi al Tribunale dei Riesame». Lo rende noto, con un comunicato, l'Ordine dei giornalisti della Calabria. «Sulla testa degli otto giornalisti – prosegue la nota – è piombato un decreto penale di condanna con conversione della pena detentiva in una pena pecuniaria compresa tra i 1.500 e i 3.000 euro ciascuno. Il decreto penale è stato emesso dal gip di Salerno Maria Zambrano. Gli otto giornalisti sono accusati di aver pubblicato atti e documenti, così si legge nelle imputazioni formulate dal pm di Salerno Rocco Alfano, per i quali, al momento della loro pubblicazione, anche se non più coperti da segreto istruttorio, vigeva ancora il divieto di pubblicazione. I giornalisti avevano pubblicato, a partire dal mese di gennaio del 2013, notizie attinte da un'ordinanza dell'ufficio gip del Tribunale di Salerno attraverso la quale veniva rigettata la richiesta di misura cautelare interdittiva richiesta dall'ufficio di Procura, allora guidato dall'attuale procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, affiancato in quell'indagine dallo stesso pm Alfano, a carico di tre magistrati del distretto giudiziario di Catanzaro finiti in un'indagine del Ros la cui posizione, per presunti reati aggravati dalle finalità mafiosa, sarebbe stata poi archiviata per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza». «I giornalisti condannati con un procedimento speciale, senza udienza preliminare né dibattimento, quindi consumato inaudita altera parte – è scritto nella nota dell'Ordine – sono i direttori responsabili del Quotidiano della Calabria e della Gazzetta del Sud, Emanuele Giacoia e Alessandro Notarstefano; il direttore responsabile pro tempore di Calabria Ora, Piero Sansonetti; i giornalisti del Quotidiano della Calabria Pietro Comito, Stefania Papaleo e Gianluca Prestia e i giornalisti di Gazzetta del Sud Nicola Lopreiato e Marialucia Conistabile. La richiesta di emissione del decreto penale di condanna è stata depositata dal pm Rocco Alfano il 16 settembre del 2013 e trae origine da una comunicazione di notizia di reato formulata dal Ros di Catanzaro il 7 gennaio 2013, che segnalò gli articoli pubblicati nei giorni precedenti. Secondo il Ros e la Procura (che condussero l'inchiesta poi naufragata sulle toghe di Catanzaro oggetto degli articoli), prima, e il gip di Salerno, poi, le notizie non potevano essere pubblicate perché non si erano ancora concluse le indagini preliminari di quel procedimento con eventuale deposito di avviso di conclusione delle indagini o di richiesta di rinvio a giudizio. In pratica, se il principio seguito dai magistrati di Salerno contro gli otto giornalisti fosse corretto, non si potrebbero pubblicare sugli organi di stampa notizie su inchieste giudiziarie o operazioni di polizia giudiziaria, relative ad avvisi di garanzia, ordinanze cautelari personali o reali, pronunciamenti del Tribunale del Riesame o della Suprema Corte nella fase cautelare, fino alla conclusione delle indagini preliminari». «Il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria – conclude la nota – sottolinea come, se questo principio dovesse fare giurisprudenza, i giornalisti italiani sarebbero esposti a un'ondata di decreti penali di condanna, con pedisseque sanzioni detentive e pecuniarie, con un'evidente limitazione della libertà di stampa e del diritto dei cittadini ad essere informati».



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.Cedu. Decisione di Strasburgo. Il diritto di cronaca  va sempre salvato. Per i giudici l'interesse della collettività all'informazione prevale anche quando la fonte siano carte segretate - di Marina Castellaneta per Il Sole 24 Ore del 17/4/2012 (in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=8875 





.Le sentenze della Corte di Strasburgo sul giornalismo, raccolte da Franco Abruzzo, si possono leggere in http://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=7339





 






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